AGRICOLTURA 4.0, IL FUTURO E’ ADESSO

Agricoltura 4.0 significa digitalizzazione, cioè macchine agricole connesse e assistite da remoto, insomma vuol dire applicare l’informatica alle pratiche agronomiche, allo scopo di ottimizzare i costi operando in modo sostenibile.
La cosa interessante è che questa agricoltura, denominata smart, ha costi accessibili e può essere applicata da tutti.
Se ne è parlato a Rovigo in un convegno organizzato da Confagricoltura, rappresentata dal direttore Massimo Chiarelli e dal presidente Stefano Casalini. Lo stato dell’arte del settore è stato delineato dai vari esperti intervenuti, quali Marco Miserocchi di Topcon, Pierluigi Meriggi di Horta, Sabrina Mantovani e Andrea Bozzolan di MC Elettronica, Marco Panizza di Netafim, Stefano Toffanin di Euris e Donato Rotundo della sede romana di Confagricoltura.
L’agricoltura del XXI secolo ha due obiettivi, diversi per dimensione e contesto, ma strettamente connessi e con soluzioni comuni.
Il primo obiettivo ha una dimensione macroeconomica: rendere disponibile cibo sufficiente e di buona qualità per tutti gli abitanti del pianeta, che nel 2050 saranno 10 miliardi (secondo le recenti stime), utilizzando tecniche sostenibili per l’ambiente e affrontando i cambiamenti climatici in corso.
Il secondo rientra nella microeconomia: garantire agli agricoltori un reddito soddisfacente, in tempi di grande volatilità dei mercati.
E’ evidente come le due sfide siano praticamente due facce di una stessa medaglia: non si può affrontare l’una ignorando l’altra.
Quali sono gli strumenti a disposizione, a parte la professionalità e l’impegno degli agricoltori?
Un forte supporto può arrivare, come da più di un secolo, dalla ricerca genetica, soprattutto attraverso l’utilizzazione delle nuove tecniche di genome editing.
E’ però indispensabile, ora più che mai, un corretto uso delle risorse e una gestione ottimale della variabilità ambientale: ecco il ruolo dell’agricoltura 4.0.
La base è una mappatura topografica e chimico-fisica dei suoli, poi della vegetazione, delle produzioni e della qualità. Questi dati vanno immessi nella strumentazione GPS, che gestirà tutte le operazioni agronomiche, ovviamente (e fortunatamente) decise dall’uomo, regolando per ogni frazione di terreno le lavorazioni, la quantità di seme e fertilizzanti da apportare, gli interventi di difesa dalle patologie e l’irrigazione. Risultati: incremento delle produzioni e risparmio dei costi di produzione dal 10 al 20%.
Una vera e propria rivoluzione nel settore agricolo, alla portata di tutti. Peccato che, al momento, in Italia soltanto l’1% della superficie coltivata si sia convertito all’agricoltura smart, che negli USA è praticata da una trentina d’anni.
Serve un grande sforzo da parte di tutti, a partire dalle istituzioni, cominciando a informare e a formare gli agricoltori e a fornire le zone rurali delle necessarie sovrastrutture, come la banda larga e ultra larga. L’offerta è già ricca, con oltre 220 soluzioni offerte da 70 aziende.
Il futuro è adesso, approfittiamone.