Parlare di Agricoltura 4.0 farà storcere il naso a chi guarda solo il passato e forse il presente, ma fatica a concentrarsi sul futuro. Il futuro, però è già cominciato e noi ci siamo dentro.
Chi era a Foggia ad assistere ad Agricoltura in campo, evento organizzato da Edagricole presso il CREA, ha avuto un assaggio di quella che sarà l’agricoltura di qui ai prossimi anni.
I ricercatori del CREA, stimolati dal giornalista Lorenzo Tosi, hanno aperto una finestra sulle innovazioni ormai pronte ad essere operative, dimostrando tra l’altro il valore della nostra ricerca in agricoltura e la necessità di investirvi.
Michele Pisante ha ricordato i passaggi epocali del mondo agricolo nel secolo scorso: la meccanizzazione dall’inizio del ‘900, la rivoluzione verde (varietà e ibridi innovativi, più l’uso di fertilizzanti industriali e fitofarmaci) negli anni ’50, l’agricoltura di precisione in tempi più recenti. Un capitolo, quest’ultimo, che l’Italia deve ancora affrontare con convinzione, adottandone in larga scala metodi e mezzi.
Intanto però è già tempo di studiare e portare nelle aziende l’ultima grande innovazione, quella definita Agricoltura 4.0: l’agricoltura digitale, o digital farming, vale a dire l’elettronica applicata alle produzioni alimentari e ambientali.
Non è fantascienza o un giochetto per visionari: le applicazioni sono molte e gli agricoltori possono ricavarne vantaggi decisivi. Ad esempio con l’ottimizzazione dell’uso dei mezzi tecnici e quindi dei costi di produzione; oppure la valutazione con dati precisi dei servizi resi all’ambiente (come la gestione dell’acqua e molto altro) e la relativa quantificazione economica.
L’agricoltura di precisione e digitale trovano la loro logica nell’evoluzione degli obiettivi dell’agricoltura. Questi erano prima rappresentati da produzione di alimenti sani e in quantità sufficiente, necessariamente prodotti da coltivazioni intensive. Oggi questo non basta più, perché i consumatori europei chiedono anche cibo salutare e coltivato in modo sostenibile, come ricordato da Nicola Pecchioni, che ha pure sottolineato l’importanza di partire dal seme certificato per dare inizio ad una filiera virtuosa e veramente tracciabile.
Siamo all’inizio dell’agricoltura smart, un termine tutt’altro che banale secondo Angelo Frascarelli, perché significa una gestione resiliente, adattabile cioè alle mutevoli esigenze del mercato nonché ai cambiamenti climatici.
L’elettronica può fare molto altro per l’agricoltura. Può aiutare la ricerca, grazie all’uso di droni e altre macchine che controllano in modo completo e analitico le parcelle nei campi sperimentali. Oppure, come spiegato da Marcello Donatelli, può tracciare le filiere alimentari in modo trasparente, economico e disponibile a tutti gli attori del sistema, grazie ad applicazioni come Blockchain e tecnologie IoT (Internet of Things), in grado di registrare ogni singola transazione.
Differenziazione, innovazione e aggregazione sono le parole d’ordine per dare il miglior reddito possibile ai vari componenti della filiera e il miglior prodotto al consumatore.