TRATTORI SULLE STRADE, UNA PROTESTA (NON) ANNUNCIATA

Confesso che il primo sentimento che le notizie dei trattori sulle strade mi hanno suscitato è stata la perplessità. Non tanto sui contenuti della protesta, in gran parte condivisibili, quanto per la tempistica e la modalità. Gli agricoltori sono scesi sulle strade di tutta Europa per rivendicare la centralità del loro ruolo nella nostra società e per difendere i loro redditi. Tutto giusto, o quasi. Però viene lecito chiedersi perchè mobilitarsi oggi, quando il Green Deal, anima della nuova PAC, è stato approvato tra la fine del 2019 e l’inizio del 2021. All’epoca, ad attivarsi furono un gruppo di politici dell’attuale governo, le rappresentanze sindacali degli agricoltori, alcune istituzioni di categoria come Assosementi e non ultimo il mondo scientifico. Venne criticata in modo chiaro e documentato la strategia europea tesa a rendere più sostenibili le produzioni agricole (e fin qui tutto bene) ma con una serie di obiettivi decisamente forzati e con scadenze troppo ravvicinate. La riduzione, entro il 2030, dell’uso del 50%  dei fitofarmaci e del 25% dei fertilizzanti di sintesi e l’ampliamento della coltivazione con metodo biologico sino al 25% della superficie coltivata furono ritenuti rischi concreti per la sovranità alimentare e la reddività degli imprenditori agricoli. Questi ultimi però, allora non scesero sulle strade in prima persona.

 

Dialogo strategico in EU

Di fatto, recentemente la politica agricola europea sembra aver cambiato rotta, almeno a parole. La presidente von der Leyen a fine settembre ha parlato di “dialogo strategico” e di maggiore cooperazione con il mondo agricolo. Una mossa elettorale in vista delle elezioni del 2024? Possibile, anzi probabile, come è possibile (anzi probabile) che dietro le proteste vi sia una strumentalizzazione in chiave sovranista e anti europea. I governanti e il mondo sindacale hanno reagito positivamente al nuovo approccio politico. Poi, a metà dicembre, è scoppiata un po’ a sorpresa la protesta degli agricoltori, prima in Germania, poi in altri Paesi, Italia compresa. Alla base, la prospettata eliminazione di alcuni privilegi fiscali, il taglio di sussidi e la generale preoccupazione per il futuro del settore. I molti trattori sulle strade, con criticabili disagi per tutti i cittadini, hanno comunque dimostrato una notevole efficacia e in qualche modo hanno messo in disparte i sindacati. Alcune delle azioni governative contestate sono state almeno bloccate, la proposta di legge sulla riduzione dei fitofarmaci è stata ritirata. La discussione va avanti e con essa le manifestazioni, pur con differenze di vedute all’interno del movimento dei trattori.

Arrivano le TEA

Nel frattempo, con poco clamore e senza bisogno di blocchi stradali, è arrivata una notizia che potrebbe cambiare lo scenario agricolo a medio-lungo termine. Nei giorni scorsi il Parlamento europeo ha approvato le norme per sviluppare le Tecniche di Evoluzione Assistita. Un segnale importante, che apre alla ricerca, pubblica e privata, la possibilità di migliorare le varietà vegetali in tempi relativamente brevi e con costi abbordabili anche per strutture medio-piccole. Una vittoria fortemente cercata da sementieri, organizzazioni professionali e naturalmente dal mondo scientifico. Al contrario, ambientalisti e produttori biologici sono contrari, mentre gli agricoltori sono rimasti finora piuttosto passivi e quasi disinteressati a questa tematica. Eppure le nuove tecniche potranno portare loro enormi vantaggi nei prossimi decenni, aumentando le produzioni e riducendo i costi, permettendo di coltivare in modo più sostenibile. Sia dal punto di vista ecologico che economico.

12/02/2024                                                                                                                  Franco Brazzabeni