Quello della sicurezza alimentare è molto più di un argomento: è uno degli obiettivi o, meglio, L’OBIETTIVO che il pianeta vuole centrare nei prossimi decenni.
Nel 2050 saremo 10 miliardi di individui sulla Terra, si dovrà fornire a tutti cibo sano in quantità sufficiente, coltivato in modo sostenibile e resiliente ai cambiamenti climatici, naturalmente senza dimenticare la redditività delle produzioni e la salvaguardia della biodiversità.
Sono già stati individuati alcuni strumenti fondamentali per realizzare il grande progetto: miglioramento genetico tramite le cosiddette New Breeding Techniques come le tecniche di mutagenesi, agricoltura di precisione, informatizzazione delle aziende agricole, in una parola l’agricoltura 4.0.
Uno degli aspetti più importanti da tenere presente quando si parla di agricoltura è l’impatto che una serie numerosissima di patogeni (come funghi, batteri, virus e altro) e organismi animali (insetti, acari, nematodi, animali a sangue caldo, ecc.) ha sulle piante coltivate (ma anche sugli animali allevati), influenzando la fisiologia e la capacità produttiva. A questi fattori va aggiunta la competizione che specie vegetali spontanee esercitano nei confronti di quelle coltivate.
Si stima che il risultato di questi “attacchi” alle coltivazioni provochi annualmente una riduzione dei raccolti pari al 40%. Questi danni interessano tutte le piante coltivate, ma sono particolarmente significativi per le colture strategiche come mais, frumento, banana, caffè, e si riflettono sulle economie locali con particolari ripercussioni anche sociali nei paesi meno sviluppati.
Ne deriva che la ricerca non va focalizzata solo sull’aumento della potenzialità produttiva delle piante, ma anche sulla loro tolleranza agli attacchi esterni.
Va in questa direzione una recente iniziativa della Bill & Melinda Gates Foundation, che ha finanziato il CABI-Centre for Agriculture and Bioscience International con 200.000 $, al fine di studiare e valutare l’impatto a livello globale di malattie e parassiti delle piante, per dare un contributo al miglioramento della sicurezza alimentare.
Il progetto partirà ufficialmente nel 2020, in corrispondenza dell’Anno Internazionale della Salute delle Piante, proclamato dalle Nazioni Unite.
Il lavoro del CABI si concentrerà con particolare attenzione in quei contesti ove l’impatto sulle produzioni è più grave e vi è carenza di figure professionali formate per affrontare queste problematiche.
L’agenda prevede di raccogliere dati, registrare bisogni, valutare metodologie, intrecciare collaborazioni, il tutto per evidenziare le criticità presenti e rendere prioritario al mondo scientifico e politico il forte impegno necessario per realizzare i progetti opportuni.
La pubblicazione dei primi risultati è prevista nel 2023, mentre il 2030 sarà l’anno chiave per trasformare i dati raccolti in azioni finalmente concrete.