SE LA LOGISTICA VA IN CRISI

Per muovere il commercio mondiale servono la disponibilità di merci e la logistica. Se quest’ultima va in crisi, ne risente tutto il pianeta. Questo naturalmente vale anche per le materie prime agricole, oggi come centinaia di anni fa. Si stima che il 90% delle merci viaggi sull’acqua di fiumi, mari ed oceani. Le condizioni odierne non sono poi così differenti da quelle dei secoli scorsi. Le navi sono certamente più sicure e tecnologiche, ma comunque in balìa di eventi climatici, rischi di conflitti e addirittura incursioni di pirati, ora come un tempo. E poi ci sono gli avvenimenti straordinari: ai tempi del Covid, la logistica ha rallentato per questioni organizzative, causa blocchi, quarantene, rispetto delle norme di prevenzione, tempi di disinfezione dei container e loro reperibilità. Questa situazione ha portato anche ad un aumento delle spese: a marzo 2021, l’indice dei costi di trasporto di cereali e semi oleosi era cresciuto del 95% rispetto a un anno prima.

La pirateria moderna

In tempi recenti vari episodi di pirateria si sono verificati lungo la costa orientale africana e nei mari meridionali della Cina. I fatti più gravi ed eclatanti sono in corso da alcuni mesi nell’area del Mar Rosso, sulla rotta del Canale di Suez, ad opera dei ribelli filo-iraniani. Sono prese di mira i mercantili al servizio di Israele o di Paesi occidentali. Alla base di questi fenomeni vi sono le difficili condizioni economiche e sociali delle regioni interessate e gli attacchi hanno lo scopo di trarre un guadagno, sia pure illecito. In altre situazioni c’è una indubbia strategia politica e militare, come per il Mar Rosso o nel caso della nave bloccata in aprile nello stretto di Hormuz ad opera della Guardia Rivoluzionaria Islamica. Il conflitto israelo-palestinese ha moltiplicato i fenomeni di pirateria, con forti tensioni e gravi problemi al commercio globale. Di conseguenza, la gran parte del traffico navale normalmente in transito da Suez è stata deviata verso il Capo di Buona Speranza per circumnavigare l’Africa. Pertanto i tempi di viaggio si allungano di un paio di settimane e i costi sono aumentati del 127% rispetto la fine del 2023.

La ricaduta sui mercati

Questa congiuntura di fattori al momento non si ripercuote sui prezzi mondiali delle commodities. Le quotazioni di frumento, mais e soia manifestano nei primi mesi del 2024 una tendenza ribassista, causa una generale buona disponibilità di prodotto. Anche il costo di gas, energia elettrica e fertilizzanti sta calando; resta in crescita quello del petrolio per le tensioni geopolitiche. Al contrario, sono i prezzi al consumo a risentire della crisi che sta attraversando la logistica internazionale, con una ricaduta sui cittadini, in particolari sulle fasce più deboli della popolazione. Il Canale di Suez è la via attraversata dal 12% del commercio internazionale, dal 10% del petrolio e l’8% del gas naturale, nonché dal 40% dell’import-export italiano. Di qui transitano vari prodotti strategici come olio di palma, cereali, the, caffè e componenti meccaniche. Per alcuni settori le problematiche citate comportano una riorganizzazione delle tempistiche di produzione di diversi manufatti.

Vi sono anche fattori naturali che stanno rallentando la logistica in varie regioni. In questo momento il basso livello di alcune grandi vie d’acqua, come i fiumi Mississipi, Yangtze o il Reno, sta rallentando i trasporti. La peggior siccità degli ultimi 70 anni ha messo in crisi anche il canale di Panama; attualmente il traffico è inferiore del 30% rispetto la norma. Purtroppo tali fenomeni sono prevedibili anche nel prossimo futuro.

Appare sempre più evidente come il funzionamento delle catene di approvvigionamento dovrà sempre più tener conto sia dei fenomeni politici che di una corretta gestione dell’acqua e dei fenomeni naturali a livello globale.

02/05/2024

Franco Brazzabeni