PREVISIONI POSITIVE PER LE QUOTAZIONI DEL FRUMENTO

Si ricomincia a parlare di quotazioni del frumento, in corrispondenza con il periodo della mietitura.
In Italia le produzioni non offrono, al momento, risultati esaltanti. Causa l’andamento stagionale di giugno, preceduto da una primavera povera di precipitazioni, le prestazioni medie di tenero e duro sono al di sotto dello scorso anno e delle medie recenti.
Vi sono addirittura zone della Sicilia in cui la resa del grano duro è pari ad appena un quarto di quella del 2017, con gravi danni per i produttori.
La qualità sembra parzialmente compensare la minore quantità, con tenori proteici elevati.
Le prime quotazioni nazionali non sono comunque molto incoraggianti: il tenero è partito con prezzi inferiori a quelli dello stesso periodo 2017, il duro invece è in aumento, ma alla Borsa di Foggia c’è la novità di un listino dedicato alle partite di materiale “slavato”, cioè umido, con prezzi più bassi di € 10 alla tonnellata, rispetto al fino.
Credo sia però interessante allargare lo sguardo su una prospettiva internazionale, per ricavare previsioni future di qualche fondatezza.
Una recente indagine compiuta da analisti della U.S. Wheat Association ha rilevato che, per la prima volta dal 2012-13, i consumi di cereali a livello globale saranno superiori alle produzioni, di conseguenza è logico attendersi un calo degli stock finali e una tendenza rialzista dei prezzi.
Di fatto quest’ultima sembra essere già in atto, visto che il prezzo mondiale del frumento è aumentato del 4% negli ultimi mesi.
Alcuni dati sul raccolto di frumento: in USA e Canada la produzione è stimata in aumento rispetto al 2017, ma in calo rispetto alla media dell’ultimo quinquennio, e in effetti la superficie seminata è la seconda più bassa dal 1919; nella UE il raccolto sarà inferiore all’anno scorso, nonostante la Francia abbia prodotto di più; anche l’area del Mar Nero, forse oggi la più importante per l’esportazione, registra una produzione sensibilmente inferiore al recente passato; infine, Australia e Argentina produrranno, secondo le stime, rispettivamente 3% e 8% in più.