NUOVE IDEE PER PROTEGGERE LE PIANTE DAL FREDDO

Piante e freddo: un’accoppiata che spesso non funziona, causando danni ingenti e perdite di produzione.
La resistenza delle specie coltivate alle basse temperature è uno dei fattori fondamentali nella scelta delle varietà da coltivare in un determinato ambiente. Così i tipi vegetali utilizzati in nord o est Europa, dove le temperature invernali possono abitualmente toccare da 10 a 20°C sotto lo zero, sono diversi da quelli che si seminano nel bacino del Mediterraneo, ove i fattori ambientali sono ben diversi. Infatti, mentre una varietà francese o tedesca può adattarsi al sud, qualora la lunghezza del ciclo rientri nei limiti opportuni, molte costituzioni selezionate in Italia non sono dotate di resistenza al freddo e non sopportano gli inverni a nord e a est delle Alpi.
Il problema vero nasce quando in un ambiente si verificano temperature molto inferiori alla media: è successo, ad esempio, lo scorso inverno nell’area chiamata Wheatbelt, una regione dell’Australia occidentale ove il frumento è tradizionalmente coltivato, interessata da freddo record che ha causato una perdita produttiva di circa un milione di tonnellate.
Alcuni ricercatori della University of Western Australia, come riportato dalla rivista New Phytologist, hanno scoperto che un particolare enzima, denominato ATP (Adenosina trifosfato) gioca un ruolo fondamentale nella risposta delle piante al freddo.
Gli studiosi australiani hanno verificato che, nelle piante prossime al congelamento, la produzione di ATP si riduce notevolmente e di conseguenza lo sviluppo della pianta stessa è fortemente rallentato, essendo noto da tempo che l’enzima in questione è uno dei fattori responsabili dell’immagazzinamento dell’energia cellulare.
Dopo tale scoperta gli obiettivi del breeding vegetale dovranno essere aggiornati, tenendo conto della sensibilità dell’enzima ATP ai forti abbassamenti termici. In altri termini, una nuova conoscenza molto importante per sviluppare innovazione in grado di fronteggiare i cambiamenti climatici, che evidentemente non riguardano solo gli eccessi di temperatura, e prevenire rilevanti perdite di produzione.