PROBLEMA: CAMBIAMENTO CLIMATICO. SOLUZIONE: GENE EDITING.

L’agricoltura dei prossimi decenni dovrà affrontare sfide epocali: aumentare la produzione per nutrire una popolazione mondiale in crescita, migliorare la sostenibilità delle tecniche di coltivazione, difendere le colture dagli organismi patogeni che oggi causano la perdita di oltre un terzo dei raccolti. In realtà il grande ostacolo che renderà tutto molto più difficile è un altro, ed è molto più arduo da affrontare perché, oltre che pericoloso, è poco prevedibile e, al momento, difficile da contrastare: si tratta dei cambiamenti climatici. Negli ultimi 50 anni la ricerca genetica, l’uso della chimica (fitofarmaci e fertilizzanti) e la meccanizzazione hanno permesso un evidente aumento della produttività unitaria: +269% per i cereali, +279% per le oleaginose, mentre le leguminose e i tuberi sono cresciuti di 1,5 volte (dati ENEA per Expo 2015). Tale crescita è stata però inferiore alle effettive potenzialità.

I cambiamenti climatici sono il nemico n. 1

Secondo uno studio piuttosto complesso e articolato, basato su modelli matematici, compiuto da un gruppo di ricercatori delle Università di Stanford, Maryland e Cornell, USA e pubblicato sulla rivista Nature, i cambiamenti climatici in mezzo secolo hanno frenato mediamente del 20% il grado di efficienza economica delle coltivazioni (TFP-Total Factor Productivity). In realtà, la perdita risulta molto più elevata per le regioni calde, come ad esempio l’Africa continentale (-34%) e il Centro e Sud America (-25%) e più contenuta per le zone temperate, vedi Nord America (-12%), Europa e Asia centrale (-7%). In pratica è il sud del mondo a subire l’impatto più violento dei cambiamenti climatici. Questi si manifestano soprattutto con un aumento delle temperature medie (+1 °C dal 1990 a oggi) e con una piovosità molto irregolare. Tutto questo, in pratica, ha fatto perdere 7 anni di progressi nelle produzioni ed è di origine antropica, deriva cioè dagli interventi dell’uomo sull’ambiente.

Fonte: Synthego.com

Il gene editing ci salverà – L’EU s’è desta?

Gli scienziati e molti operatori del settore non hanno dubbi: è il gene editing la chiave per ottenere piante resilienti in tempi e con costi relativamente limitati, alla portata di molte strutture di ricerca e non solo delle multinazionali.

Le nuove tecniche di ricerca genetica, denominate in vario modo (NBTs-New Breeding Techniques, NGT-New Genomic Techniques, TEA-Tecniche di Evoluzione Assistita), sono già utilizzate in vari Paesi. L’EU finora le aveva praticamente bloccate, con la sentenza delle Corte di Giustizia Europea che due anni fa le aveva di fatto equiparate agli OGM. Ora una novità riaccende le speranze che l’Europa non perda anche questo treno. Lo scorso 29 aprile la Commissione Europea ha pubblicato uno Studio sullo stato delle NGT (sembra sia questa le denominazione più gradita) che ha fatto il punto sulle conoscenze sin qui acquisite e sulle opinioni di scienziati, agricoltori, consumatori e ambientalisti. Le conclusioni dello Studio, in sintesi, indicano che la legislazione attuale è inadatta a gestire le nuove tecniche e va aggiornata secondo il progresso tecnologico e scientifico. Inoltre confermano che questi strumenti hanno le potenzialità per contribuire allo sviluppo di un sistema agroalimentare sostenibile, in linea con gli obiettivi fissati dal Green Deal e dalla strategia Farm to Fork.

La discussione quindi si riapre, stavolta su basi scientifiche e dati oggettivi.