Un recente rapporto di World Bank ha sancito due dati di fatto ormai ben evidenti: anche nel mese di marzo l’indice dei prezzi agricoli mondiali è calato in modo significativo, mentre l’inflazione rimane alta in quasi tutti i Paesi. In particolare, il mais è sceso di 1% e il frumento del 2%, ma, rispetto a un anno fa, il calo è rispettivamente del 13% e del 34%. In pratica il mercato dei cereali è tornato ai valori precedenti la guerra russo-ucraina. Fa eccezione il riso, con un incremento annuale del prezzo pari al 17%. Una conferma arriva dalla FAO: l’indice dei prezzi delle materie prime alimentari a marzo è calato per il dodicesimo mese consecutivo. La causa principale di questa flessione è da ricercare nell’ampia offerta, attuale e futura. Infatti nel 2023 è prevista un’elevata produzione di grano, grazie anche all’Australia: si parla del secondo raccolto di sempre. Si stima un forte aumento della superficie di frumento (e soia) in Nord America e di mais in Brasile. Inoltre l’accordo per l’export del grano dall’Ucraina (Black Sea Grain Initiative), prorogato a marzo di altri 60 giorni, continua a funzionare. In più, al momento si registra anche una domanda debole. Insomma, attualmente i mercati sono rassicurati. Resta comunque l’insidia dell’inflazione, dato che i prezzi dei generi alimentari sono comunque superiori a quelli ante pandemia. Le fasce più deboli della popolazione, anche in Italia, sono in difficoltà per l’acquisto di cibo. Permangono anche le incognite legate al clima e ai costi di produzione.
Il caso grano duro
Le ultime quotazioni nazionali di fine marzo sono intorno ai 380 euro per tonnellata, ancora sensibilmente più alte rispetto ai valori di due anni fa, ma decisamente in ribasso se confrontate con i livelli record di luglio 2022. Anche qui pesano le previsioni positive dei raccolti USA e Canada, nonché di quelli europei e del sud Italia. Riguardo questi ultimi, occorre però prestare attenzione alle stime Coceral. Queste prevedono nel nostro continente nel 2023-24 un aumento di superfici e produzioni, ma un calo delle giacenze finali, causa le produzioni deficitarie delle scorse campagne. Per quanto riguarda il Canada, l’ultimo bilancio stima un incremento degli stock finali, ma con cifre ancora basse rispetto ai dati storici. Questi numeri, pur con le incertezze sulla siccità incombente, porterebbero a una stima moderatamente ribassista nel medio periodo. Molto dipenderà dall’andamento delle coltivazioni di duro in nord Africa. Anche il recupero di valore dell’euro rispetto al dollaro gioca a favore di un calo dei prezzi. Intanto in Italia aumentano le preoccupazioni degli agricoltori. Si è arrivati a depositare due interrogazioni al ministro dell’Agricoltura, per conoscere quali misure si intende adottare per difendere i redditi dei produttori, messi a rischio dal calo dei prezzi e dai costi di produzione.
Costi di produzione in riallineamento
Dopo l’inizio del conflitto in Ucraina, i costi di produzione agricoli subirono una forte impennata, dovuta principalmente alle materie prime energetiche e ai fertilizzanti. L’urea, ad esempio, aumentò del 300%. Il ricorso a fornitori diversi da Russia e Bielorussia ha calmierato il mercato, con prezzi ora allineati a quelli dell’autunno 2021. Anche il costo dell’energia si è notevolmente ridimensionato. Al momento attuale, in effetti, la maggior fonte di rischio per gli agricoltori sembra essere rappresentata dall’andamento climatico. I prezzi di mercato, nonostante i ribassi, e i costi di produzione dovrebbero permettere un reddito positivo, a fronte di produzioni uguali o superiori alla media. Pertanto i veri fattori decisivi saranno, oltre al clima, una tecnica appropriata e possibilmente un contratto di filiera corretto per i cereali.
Lo stato siccitoso che permane nelle Grandi Pianure in Usa e in sud Europa, dove le precipitazioni di marzo sono state tra 0 e 25% rispetto la media storica, rappresenta una situazione non favorevole sia per i frumenti che per le specie a semina primaverile, vista anche la probabile assenza di pioggia nella prima metà di aprile.
11/04/2023
Franco Brazzabeni