CON IL GREEN DEAL PIU’ OGM NELLA NOSTRA DIETA

Con ogni probabilità il Green Deal e le strategie Farm to Fork e Biodiversity, che da esso derivano, avranno come conseguenza anche l’aumento nella dieta europea di alcune materie prime alimentari derivate da coltivazioni OGM.  Recentemente l’Europarlamento ha approvato la risoluzione sulla strategia Farm to Fork. Questa punta alla realizzazione di un sistema alimentare sano, equo e sostenibile, attraverso la riduzione del 50% dell’uso dei fitofarmaci e del 25% dei fertilizzanti, oltre all’aumento sino al 25% della superficie EU coltivata in biologico. Di conseguenza, il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità che la politica agricola europea dovrà raggiungere a medio e lungo termine implicherà una forte diminuzione dei mezzi chimici, gli stessi che dal secondo dopoguerra ad oggi hanno permesso, insieme alla genetica e alla meccanizzazione, uno straordinario aumento della produzione e quindi della sicurezza alimentare per miliardi di persone. Il prezzo da pagare è un impatto ambientale che sicuramente merita una riflessione approfondita.

Un impatto economico preoccupante

Usare meno tecnologia porterà inevitabilmente a produrre meno. Questa previsione è condivisa da gran parte degli addetti ai lavori, agricoltori e tecnici, ma anche da ricercatori, come quelli della Wageningen University and Research. Questi ultimi, dopo uno studio accurato nei paesi dell’Unione Europea e a seguito di varie simulazioni, sono arrivati alla conclusione che queste strategie causeranno un possibile calo delle produzioni del 10-20%, sia per le colture arboree che erbacee. Le conseguenze ricadranno sugli agricoltori (diminuzione dei redditi), ma anche su tutti i consumatori: dato che nel medio termine è previsto un incremento della domanda alimentare, dovrà necessariamente aumentare l’importazione di materie prime, con aumento dei prezzi. Nello stesso tempo calerà l’export di prodotti agroalimentari, settore nel quale l’EU ha attualmente il primato a livello mondiale.

Più mais e soia OGM in Europa

La soia e i panelli di semi oleosi rappresentano il 10,8% delle importazioni alimentari europee, destinate principalmente agli allevamenti zootecnici. Il tasso di autosufficienza della soia nella UE-27 è pari ad appena il 15%, mentre per l’Italia sale al 30%. Per quanto riguarda il mais, pure destinato ai mangimi, gli stessi dati sono del 86% per la UE-27 e scendono al 55% per l’Italia. Un ridotto uso di mezzi tecnici penalizzerà soprattutto il mais, coltura spiccatamente tecnologica. E’ chiaro comunque che sia per il mais che per la soia le minori produzioni interne provocheranno un aumento della già significativa dipendenza dalle importazioni, cioè dai grandi produttori. La EU importa le due commodities in buona parte da Brasile, Canada, Argentina e USA, cioè dai Paesi ove la coltivazione di mais e soia OGM è più diffusa. Ne deriva inevitabilmente che una delle conseguenze del Green Deal sarà un aumento di materie prime OGM in alcune importanti filiere alimentari, soprattutto di prodotti animali.

Gli OGM sono presenti nelle nostre diete da una ventina d’anni almeno, anche se molti consumatori lo ignorano. Infatti, se è assolutamente vietato seminare varietà geneticamente modificate, anche solo a scopo sperimentale, è possibile (e anche necessario, vista l’insufficiente produzione interna) importare materie prime (in particolare mais e soia) da esse derivate. Ora, per quanto detto, l’importazione di prodotti OGM aumenterà. Cosa ne pensano i consumatori Italiani ed europei?

02/02/2022

Franco Brazzabeni