PANDEMIA E CIBO, COSA CAMBIA?

A 100 anni esatti dall’ultima grande pandemia il mondo affronta situazioni e problemi pressoché sconosciuti, ai quali eravamo decisamente impreparati. Di conseguenza, l’informazione a tutti i livelli e su tutti i media è molto variegata, passando dalle inevitabili “bufale” ai pareri seri e fondati.
Uno degli argomenti che anima le discussioni e comprensibilmente attira l’attenzione generale è legato alla disponibilità di cibo: il Covid-19 potrà provocare carenza di generi alimentari di prima necessità? Ovvero: vi sono sufficienti riserve di materie prime per affrontare l’emergenza?
Questa domanda se la sono posta alcuni esperti statunitensi, vedendo, nelle prime settimane di blocco, vari supermercati con gli scaffali semivuoti o addirittura privi di generi alimentari.
Di certo vi sono due dati di fatto da considerare: da un lato l’effettiva consistenza delle scorte alimentari mondiali e dall’altro i drastici cambiamenti che le norme anti contagio stanno provocando alla produzione e distribuzione degli alimenti.
Per quanto riguarda il primo punto, nessun problema, o quasi. Come recentemente dichiarato dalla FAO in forma ufficiale, le scorte mondiali di “grains” (granella di cereali quali mais, frumento, orzo, riso) e “oilseeds” (soia e altre oleaginose) sono molto ampie, ammontando attualmente a 850 milioni di tonnellate; per dare un riferimento, all’epoca della recessione 2007-2009 le stesse scorte erano pari a 470 milioni di tonnellate. L’offerta limitata e la domanda in forte rialzo per l’allora crescente mercato del bioetanolo, causarono un forte aumento dei prezzi delle materie prime e violente tensioni sociali nei paesi più poveri (ad esempio le rivolte del pane in nord Africa nel 2011).
Oggi non esiste alcun rischio di questo tipo, considerati gli elevati stock di commodities e la crisi del settore dei biocarburanti, con qualche riserva legata alle politiche commerciali di alcuni paesi. In effetti, la Russia ha deciso di fermare le esportazioni di grano da metà maggio a fine giugno per garantire l’approvvigionamento interno e altri paesi dell’area Mar Nero potrebbero seguirla. Se si considera che solo cinque paesi detengono il 73% delle riserve mondiali di “grains”, non può non derivarne qualche preoccupazione.
Invece una vera rivoluzione sta agitando la produzione e distribuzione alimentare. In poco tempo abbiamo assistito a cambiamenti drastici: sono aumentati gli acquisti delle famiglie, causa la permanenza a casa di moltissime persone, e sono venuti a mancare completamente o quasi gli ordini di ristoranti, pizzerie, mense scolastiche e aziendali. Di conseguenza l’industria alimentare sta adattando tempi produttivi, confezionamenti, modalità di consegna, prezzi alle nuove esigenze del mercato, che resteranno tali per tempi ancora indefiniti.
Alcuni settori stanno registrando record di vendite. Ad esempio il riso, che ha visto un aumento del 47% della domanda, oppure la pasta, con un incremento medio del 25%. In generale la GDO comunica un +10% nelle vendite di alimentari rispetto a un anno fa. Altri prodotti, come alcuni ortofrutticoli pregiati, vino, pesce, vino e birra soffrono invece il drastico calo dell’esportazione o la chiusura del comparto Ho.Re.Ca..
Opportunità e minacce da valutare, e da come saranno affrontate dipende il futuro di tutto il settore agroalimentare.