OGM, VOGLIAMO (RI)PARLARNE?

Organismi Geneticamente Modificati, più noti come OGM: uno degli argomenti tabù degli ultimi 25 anni. Stando alla letteratura, un organismo geneticamente modificato è un essere vivente (per esempio una pianta) che possiede un patrimonio genetico modificato tramite una tecnologia che interviene con l’aggiunta, l’eliminazione o la modifica di elementi genici. In questi anni non se ne è mai realmente discusso, non si è mai effettivamente instaurato un dialogo tra favorevoli e contrari, ma si è assistito a un muro contro muro a colpi di slogan, ideologie ed emozionalità. Di fatto, in 29 paesi nel mondo sono attualmente coltivati oltre 190 milioni di ettari con varietà OGM di mais, soia, colza, cotone. In Italia la produzione e perfino la sperimentazione di questi prodotti è vietata, mentre è permessa l’importazione di materie prime provenienti da coltivazioni OGM: un capolavoro di ipocrisia politica, d’altronde necessaria per permettere la produzione di mangimi zootecnici, altrimenti impossibile. Insomma, vietatissimi nei campi e nei laboratori, ma presenti sulle nostre tavole. Forse ora, alla luce degli accadimenti recenti, è venuto il momento di riconsiderare l’uso di queste tecniche genetiche.

Sicurezza alimentare e scienza

Le produzioni globali di frumento, mais e soia al di sotto della media, le conseguenze dell’epidemia da Covid-19 e il conflitto russo-ucraino, unitamente ad altri fattori, hanno avuto l’effetto di ridurre le scorte mondiali e di far schizzare i prezzi di mercato a livelli record. Da qui il blocco temporaneo delle esportazioni attuato da vari Paesi. Queste politiche protezionistiche hanno ulteriormente agitato i mercati e messo a nudo le problematiche di approvvigionamento di chi, come l’Italia e la UE, è fortemente deficitario di molte materie prime alimentari. I politici e i consumatori hanno scoperto che la nostra sicurezza alimentare non è scontata e rivalutato il ruolo fondamentale di agricoltura e agricoltori. Ora la parola d’ordine è “aumentare le produzioni”. Per questo si è deciso di utilizzare i terreni a riposo, ma è chiaro che per il medio periodo serve ben altro, vale a dire la possibilità di impiegare tecniche di miglioramento genetico innovative, in grado di fornire varietà vegetali più resistenti alle avversità e quindi più produttive. Il riferimento alle NBTs o TEA è evidente, ma c’è chi coraggiosamente ha riproposto la questione OGM.

Fonte: Fondazione Veronesi

Benefici e rischi

Un recente studio compiuto da ricercatori di alcune Università spagnole ha prodotto risultati che vale la pena di analizzare. E’ stato valutato l’impatto dei prodotti OGM, ottenendo due risultati significativi: 1) nessun danno è stato rilevato sulla salute umana e animale e sull’ambiente; 2) vi sono vantaggi di tipo economico (migliori produzioni), sanitario (forte calo di micotossine cancerogene) e ambientale (minor uso di fitofarmaci). Questi dati fanno il paio con le medesime conclusioni di una ricerca dell’Università di Pisa di alcuni anni fa, basata su 21 anni di studi compiuti su coltivazioni OGM. Infine Alliance for Science Research, che si occupa di comunicazione scientifica, ha riferito che, secondo una recente analisi, 100.000 articoli pubblicati tra il 2018 e il 2020 sul tema OGM in lingua inglese hanno avuto un riscontro positivo o neutrale nel 73% dei casi.

In conclusione, alla luce dei fatti gli OGM appaiono come un’opportunità, che in una situazione emergenziale come quella che stiamo attraversando non può essere accantonata per ragioni ideologiche ed emozionali. La questione OGM dovrebbe essere quantomeno riconsiderata, aggiornando la normativa europea e permettendo, almeno, che la ricerca e la sperimentazione approfondiscano la conoscenza e valutino oggettivamente rischi e benefici.

04/04/2022

Franco Brazzabeni