NEW BREEDING TECHNIQUES, LA GRANDE OCCASIONE

Le New Breeding Techniques, secondo una recente sentenza della Corte di Giustizia europea, sono equiparate alla normativa OGM, quindi le varietà prodotte con questi metodi di miglioramento genetico saranno sottoposte a procedure lunghe e complesse, che di fatto ne bloccheranno lo sviluppo.
E’ francamente difficile comprendere le motivazioni di questa decisione, anche alla luce del precedente parere dell’Avvocatura generale della UE, che aveva invece manifestato un’apertura verso il Genome editing.
La speranza del mondo scientifico e produttivo è ora fondata sulla possibilità di modificare la normativa vigente sull’uso degli OGM e in particolare la Direttiva 2001/18/CE, considerata da molti ormai superata e inadeguata.
Vi sono 2 proposte in merito: 1) escludere le piante che “potrebbero essere state prodotte anche attraverso processi naturali”; 2) sostituire il concetto di OGM, attraverso una normativa mirata ai prodotti e non al processo compiuto per ottenerli.
Di fatto le piante ottenute con il genome editing sono, a differenza degli OGM, indistinguibili da quelle presenti in natura o derivate dal breeding tradizionale!
In caso contrario la ricerca in campo vegetale nell’Unione Europea resterà ancorata a schemi ormai vecchi e costosi, mentre il resto del mondo correrà a una ben diversa velocità, potendo utilizzare le nuove tecnologie in campo genetico.
Il riferimento è in particolare al metodo CRISPR-Cas9, scoperto dalle ricercatrici Emmanuelle Carpentier e Jennifer Doudna, che, a differenza delle tecniche transgenetiche, non è appannaggio esclusivo di poche grandi società, ma al contrario alla portata di tutti gli Istituti di ricerca e di società private anche di ridotte dimensioni, dato che necessita di investimenti e di strutture molto semplici, potendo fornire nel giro di alcuni mesi i risultati per i quali il breeding tradizionale richiede parecchi anni.
La Cina (soprattutto per il riso) e gli USA sono lanciati su questa strada con molti progetti di grande interesse: un ibrido di mais ad alto contenuto di amilopectina (e senza amilosio) per tutti i derivati dell’amido (compresa la bio plastica); un altro ibrido di mais tollerante la siccità, grazie all’azione del gene ARGOS8; una varietà di frumento a basso indice di glutine che riduce dell’85% l’immunoreattività; una varietà di soia tollerante la salinità e la siccità.
Questi prodotti e molti altri saranno disponibili sul mercato in tempi relativamente brevi.