MERCATI, TORNA LA VOLATILITÀ. CAUSE E (POSSIBILI) RIMEDI

Dopo un periodo caratterizzato da stabilità dell’offerta e quindi dei prezzi, i mercati mondiali delle commodities agricole sono tornati in “rally“, cioè in fase di aumento importante della domanda che si traduce in aumento dei prezzi.
Decisioni politiche e situazioni meteo stanno determinando il nuovo scenario, secondo quanto illustrato e discusso nel corso della recente Global Grain Conference a Ginevra.
Da un lato assistiamo a una sorta di “disordine” economico mondiale: la guerra dei dazi tra USA e Cina, la Brexit, l’aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, il protezionismo attuato in alcuni contesti e, non ultimi, i cambiamenti demografici che stanno incrementando la domanda di materie prime alimentari da parte dell’Africa, stanno causando cambiamenti significativi negli equilibri commerciali. Naturalmente c’è sempre il rischio, in queste situazioni, di fenomeni speculativi.
D’altra parte, le avversità climatiche, sotto forma di gravi siccità in Argentina, in Australia (per la seconda campagna consecutiva), nonché in Europa, dove la produzione in Francia, Germania e Russia è pesantemente calata, hanno provocato un deciso aumento degli acquisti.
La domanda è sostenuta anche dalle crescenti esigenze della produzione zootecnica.
Quindi, nello stesso tempo si registra a livello mondiale un record negativo degli stock e una produzione di carne ai massimi livelli. Di fatto, negli ultimi 8-9 anni il commercio di frumento ha registrato un incremento di 90 milioni di tonnellate.
Dopo quanto detto è facile immaginare un 2019 ricco di sfide per i mercati.
La mancanza di stabilità tra domanda e offerta colpisce alternativamente i produttori di granella (se le quotazioni ribassano, come negli ultimi anni) e il comparto zootecnico (se i prezzi si impennano, come nel 2008), per non parlare delle conseguenze a livello sociale nei paesi più poveri in caso di rialzo del prezzo di farina a pane.
Cosa può fare il mondo agricolo?
Lasciando da parte gli aspetti macroeconomici, ci sono gli strumenti per contrastare i sempre più evidenti cambiamenti climatici in corso?
Su questo tema si sono confrontati alcuni ricercatori europei e la loro risposta non sembra molto confortante, secondo quanto pubblicato su PNAS-Proceedings of National Academy of Sciences.
Secondo le migliaia di rilievi compiuti in 9 paesi Europei, negli ultimi 15 anni i risultati produttivi del frumento sono mediamente peggiorati a causa delle avversità meteorologiche, il che porta a concludere che il materiale genetico attualmente a disposizione non risulta adattato alle variazioni climatiche in corso.
L’appello, rivolto alle istituzioni pubbliche, è di investire in modo importante in programmi di breeding vegetale che forniscano agli agricoltori varietà con caratteristiche di resilienza necessarie a garantire produzioni stabili e quindi maggiore sicurezza alimentare.