L’INNOVAZIONE VEGETALE VA IN SCENA AD ACIREALE

L’innovazione vegetale sarà protagonista di un convegno nella splendida Acireale, l’antica Jaci-Riali.
L’evento si terrà il prossimo 28 giugno, organizzato da SIGA-Società Italiana di Genetica Agraria, presso la sede locale del CREA, che qui opera come Centro di Ricerca di Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura.
Liberiamo il futuro dell’agricoltura italiana“, questo lo slogan scelto dai promotori dell’evento, tra cui spiccano Assosementi, Confagricoltura, CIA, il Dipartimanto di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente, e l’UNAFROA-Unione Nazionale dei Produttori Ortofrutticoli e Agrumari.
Liberare l’agricoltura è un intento tutt’altro che banale, se il significato è rendere alla portata di tutti la nuova tecnologia di ricerca, segnatamente il genome editing, per affrontare la grande sfida di questo secolo: nutrire 10 miliardi di persone entro il 2050, con un’agricoltura sostenibile e nonostante la riduzione di superficie agraria e i cambiamenti climatici. Una sfida globale e decisiva per il futuro dell’umanità.
Le tecniche di genome editing (principalmente i CRISPR) permettono già oggi di accelerare il processo di miglioramento genetico, con metodologie relativamente semplici ed economiche, quindi democraticamente alla portata anche dei centri di ricerca medio-piccoli.
Non vi sono controindicazioni né per l’ambiente né per la salute dei consumatori, dato che il genome editing sostanzialmente ripropone l’innovazione vegetale come è stata sempre fatta, ma semplificando e facilitando la metodologia.
Ad Acireale si confronteranno i ricercatori, gli agricoltori e i sementieri, tre componenti fondamentali di un sistema produttivo che devono operare le proprie scelte sulla base di obiettivi comuni e condivisi, principalmente fornire ai consumatori alimenti abbondanti, sani, garantiti e ottenuti in modo sostenibile. Soltanto collaborando strettamente e in armonia tali obiettivi potranno essere raggiunti.
Una delle chiavi per operare costruttivamente in questo senso è la promozione dell’uso di seme certificato. Basti dire che l’acquisto di seme certificato, una piccola spesa per l’agricoltore, concorre a finanziare buona parte della ricerca pubblica e privata, quella stessa ricerca che in Italia ha permesso, nella seconda metà del secolo scorso, di raddoppiare le produzioni media di frumento e barbabietola da zucchero, oppure di triplicare la resa del pomodoro. Basti dire che la tracciabilità degli alimenti, sempre più richiesta dai cittadini, non può sussistere senza la partenza dal seme certificato.
Appuntamento ad Acireale per approfondire questi ed altri temi, che riguardano veramente tutta la nostra società.