Letame e terreno, un binomio altamente positivo e sempre meno utilizzato.
Magari il sostantivo letame e i suoi derivati vengono spesso usati con un’accezione fortemente negativa e offensiva, ma tutto questo dovrebbe essere rivisto e corretto, considerata la sempre maggiore attenzione che i cittadini europei riservano a concetti come naturalità, sostenibilità, rispetto per l’ambiente, che si traducono in una crescente domanda di alimenti naturali, biologici o comunque prodotti con tecnologie a basso impatto ambientale.
Almeno per gli addetti ai lavori l’importanza del letame è nota da sempre, per i benefici effetti apportati chimicamente e fisicamente al suolo coltivato. Ciononostante, il mondo della ricerca sente di dover ancora studiare ed approfondire le conoscenze relative a questo concime naturale e alla sue positive azioni.
Difatti uno studio recentemente pubblicato descrive i risultati di un’indagine svolta in sud Dakota da un gruppo di ricercatori della University of Wisconsin-Madison, i quali dal 2003 al 2015 hanno confrontato la qualità di parcelle trattate con letame con quella di altre ove sono stati distribuiti fertilizzanti chimici di sintesi, su coltivazioni di mais e soia.
Le diverse parcelle sono state interessate da dosaggi bassi, medi ed alti di letame, e medi e alti di concimi chimici. Una parte delle parcelle non è stata concimata in nessun modo per fungere da testimone.
Nell’estate del 2015 sono stati eseguiti carotaggi di terreno a varie profondità in tutte le parcelle e i campioni analizzati, confrontati con quelli ante prova, hanno fornito i seguenti riscontri:
– il letame ha mantenuto un pH equilibrato del terreno, mentre i concimi chimici hanno inacidito il suolo;
– il terreno letamato ha mostrato incrementi di Carbonio organico, il che significa anche migliore struttura del suolo;
– il letame ha accresciuto la presenza di Azoto nel terreno;
– il letame ha aumentato la capacità del suolo di limitare la perdita di acqua;
– le parcelle con letame hanno fatto registrare una migliore conduttività elettrica, quindi capacità di trattenere gli elementi nutritivi.
Quindi, in sintesi, piena conferma degli effetti benefici del letame.
A questo punto, resta il sospetto che questa interessante ricerca abbia soprattutto un valore accademico. Infatti, credo che tutto il letame prodotto negli allevamenti europei sia già utilizzato, quindi che scopo può avere cercare nuovi adepti della concimazione organica?
Di più: se uno dei grandi progetti della EU è aumentare a medio termine il consumo di proteine vegetali ad uso umano (evidentemente a discapito delle più costose e impattanti proteine animali), è addirittura pensabile che la produzione di letame possa piuttosto diminuire. Di certo il concetto è fortunatamente espandibile ad altri fertilizzanti organici, la cui efficacia è magari minore di quella del letame ma i benefici sono analoghi.