LE 3 “C” CHE AGITANO I MERCATI

Clima, Cina, Costi (energetici): sono i tre fattori che più di altri in queste settimane stanno portando turbative ai mercati delle commodities agricole e mantengono in tensione le quotazioni. Nel 2021 i consumi mondiali di frumento e mais sono stati superiori alle produzioni, quelli di soia poco inferiori. Pertanto gli stock finali delle tre materie prime sono stimati in calo rispetto alla media delle annate precedenti e questo è il motivo che principalmente ha portato al forte aumento dei prezzi dalla seconda metà del 2020. L’onda rialzista, pur con qualche rimaneggiamento, non si è ancora arrestata e le cause citate in apertura tengono ora i mercati sotto pressione.

La variante climatica

L’attenzione degli operatori nelle ultime settimane è stata puntata sul Sud America: il GAIN-Global Agricultural Information Network di USDA ha rilevato condizioni meteo definite “estreme” in Brasile. La prolungata siccità con temperature elevate nel sud del Paese e le piogge eccessive in altre hanno portato a rivedere al ribasso le stime di produzione della soia, dopo una promettente campagna di semina. Essendo il Brasile un fornitore sempre più importante di soia alla Cina, questa situazione non può che tenere i prezzi in tensione. Anche le regioni centrali dell’Argentina, dove si produce quasi la metà del mais e della soia del Paese, è stata interessata da alte temperature. Di fatto, la situazione meteo brasiliana e argentina sono costantemente monitorate e basta una variazione del tempo per influenzare positivamente o meno i mercati.

Cina protagonista

La Cina negli ultimi 5 anni ha incrementato di sei volte le importazioni di materie prime alimentari. Attualmente, a fronte di una popolazione pari al 20% di quella mondiale (1,4 miliardi di persone), detiene oltre la metà delle produzioni globali di mais, riso e frumento. Le scorte sono letteralmente raddoppiate negli ultimi dieci anni, sia per i prodotti citati che per la soia, di cui il Paese asiatico è tradizionalmente il primo acquirente. L’importazione di mais nel 2021 è cresciuta del 152%, quella di frumento “solo” del 17%. La ragione principale della politica cinese degli approvvigionamenti va cercata nell’obiettivo di garantire la sicurezza alimentare, fattore primario della stabilità interna di una nazione. Va ricordato che la Cina tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60 fu afflitta da una grave carestia. Oggi il reddito pro capite sta crescendo e questo porta ad esigenze alimentari diverse, come una dieta più ricca di proteine animali, e gli allevamenti zootecnici, quelli suinicoli in particolare, vanno adeguatamente alimentati. In un contesto globale di scorte finali in flessione, la domanda crescente della Cina è un fattore decisamente rialzista dei prezzi, oggi e nel futuro prossimo.

Costi energetici mai così alti

Un altro incubo spaventa i mercati: i costi dell’energia nel 2021 sono fortemente aumentati, spinti dalla ripresa della domanda a livello mondiale e dalla rigidità di questo settore, che non può adeguare in tempi brevi la produzione all’aumento della richiesta. A gennaio 2022 il petrolio ha toccato i 90 dollari al barile, due anni fa era a 30; il gas e l’energia elettrica hanno registrato incremento notevolissimi. Di conseguenza, il prezzo di alcuni mezzi tecnici come i fertilizzanti è praticamente triplicato, anche per effetto delle maggiori tariffe di trasporto. Il primo a farne le spese è stato il frumento, i cui costi di semina sono raddoppiati. A livello internazionale si assiste fortunatamente a una flessione dei prezzi dell’energia, che restano comunque a livelli alti, in parte attenuati dalle quotazioni record delle commodities alimentari.

I maggiori osservatori di mercato sono pressoché concordi nel prevedere che le 3 “C” continueranno ad influenzare i mercati anche nei prossimi mesi, provocando tendenze prevalentemente rialziste.

24/01/2022

Franco Brazzabeni