A quasi un anno di distanza dall’inizio “ufficiale” della pandemia (in realtà c’è chi colloca questo momento addirittura a settembre/ottobre 2019) si stilano bilanci e si analizzano gli effetti del Covid-19 sui vari settori produttivi, si azzardano anche previsioni. Il mercato mondiale delle commodities non può sottrarsi a questi passaggi, necessari per capire il presente e prepararsi al futuro a breve e lungo termine.
Uno studio di Rabobank, la banca cooperativa olandese particolarmente focalizzata sul settore agroalimentare, ha recentemente studiato l’impatto della pandemia sulle varie componenti della filiera di cereali e oleaginose. Gli analisti hanno individuato alcune aree maggiormente influenzate dagli effetti del coronavirus.
Grandi cambiamenti nel sistema alimentare
Molti consumatori hanno forzatamente mutato le loro abitudini, causa le restrizioni di movimento per prevenire il contagio. Nel mondo occidentale oltre il 50% delle persone consumava parte dei propri pasti (soprattutto prima e seconda colazione) fuori casa, oggi tale percentuale si è quasi azzerata, con forti ripercussioni sul settore della ristorazione e non solo. I pasti casalinghi hanno fatto aumentare in modo rilevante gli acquisti di farina (+185% in Italia) e pasta (+65%) da parte delle famiglie. Si ritiene che queste nuove abitudini resteranno in buona parte nel post Covid.
IGC Grains & Oilseeds Index (GOI)
Anche a livello macroeconomico si riscontrano forti cambiamenti. La necessità di garantirsi la sicurezza alimentare ha spinto molti Stati a incrementare i loro acquisti di cereali e soia per rinforzare gli stoccaggi ed evitare ogni rischio di carenza, principalmente per interruzione o difficoltà nelle consegne delle derrate, più che per scarsa disponibilità delle stesse, previste anzi in aumento. L’incremento della domanda ha inevitabilmente fatto schizzare i prezzi delle commodities, con varie ripercussioni sugli attori delle filiere e un’ipotesi di instabilità dei mercati in ottica futura.
Una delle conseguenze più interessanti dell’attuale situazione è la deglobalizzazione alla quale stiamo assistendo. La tendenza è verso un aumento della produzione interna dei vari paesi per aumentare l’autosufficienza alimentare e la conseguente diminuzione delle vendite da parte dei grandi esportatori. Si prevede un aumento dei commerci locali che si potrebbe confermare anche a pandemia finita. Gli interventi governativi a supporto delle forniture aumenteranno, secondo gli analisti.
Forti ripercussioni su altri settori industriali
Non solo l’agroalimentare: la pandemia ha toccato pesantemente altri comparti. Per esempio il settore energia. Il lavoro da casa, la riduzione dei viaggi turistici, la paura del contagio, l’aumento dei motori elettrici, hanno fortemente ridotto il consumo di carburanti. Questo vale sia per quelli tradizionali (a marzo si era stimato un calo di 3 milioni di barili di petrolio al giorno), sia per biodiesel e bioetanolo, su cui gli USA avevano fortemente puntato ai tempi di Obama. Per i primi, molto dipenderà dall’evoluzione della pandemia e dal ritorno alla normalizzazione delle attività, anche se motivi economici ed ecologici fanno pensare che il mondo del lavoro manterrà connotati smart nel futuro. Anche per i biocarburanti si prevede nei prossimi anni una conferma dell’attuale tendenza negativa o, al massimo, una stabilità della domanda.
Anche il settore dei mangimi mostra evidenti segnali recessivi: nel secondo quadrimestre del 2020 la domanda di mais è scesa del 20%. Sono in calo, se non in crisi, gli allevamenti bovini, avicoli e suini, questi ultimi gravemente danneggiati anche da un’altra pandemia, la febbre suina. Partita pure questa dall’Asia, si sta recentemente allargando anche in Germania, con effetti sul futuro molto difficili da prevedere.
Non solo problemi, anche opportunità
Gli scenari disegnati dal Covid-19 possono essere l’occasione di aprire nuova opportunità al modo agricolo. La produzione di cibi di tendenza, come quelli biologici o senza glutine, di alimenti proteici, la coltivazione di nuove specie come la quinoa o il miglio sono già oggi concrete possibilità. Sono previsti cambiamenti anche nella commercializzazione dei prodotti alimentari, con lo sviluppo di filiere più corte e digitalizzate con la tecnologia blockchain per un controllo dell’origine anche da parte dei consumatori, e vendite via internet. Anche la distribuzione dei prodotti alimentari sta profondamente mutando e buona parte di questi cambiamenti è destinata a stabilizzarsi e confermarsi nel prossimo futuro.