Lo scorso 17 giugno si è celebrato il DD-day 2022, o “Giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità”, istituita dalle Nazioni Unite nel 1994. Il tema del 2022 è “Risorgere insieme dalla siccità”. Negli ultimi 50 anni, la metà dei disastri ambientali e delle vittime conseguenti è stata causata da eventi climatici estremi e da crisi idriche. In Italia (soprattutto al nord) e in tutto l’Occidente industrializzato queste situazioni sono percepite come qualcosa di lontano, dal vago sapore biblico, estraneo ai nostri ambienti. In realtà, in tempi recenti la siccità è stata toccata con mano anche negli ambienti padani in varie occasioni. Ad esempio nel 2020 la piovosità media in Italia è stata pari a 661 mm, -132 rispetto alla media 2006-2015. Nei primi 5 mesi di quest’anno le precipitazioni al nord sono limitate a 110 mm., con un deficit di circa 250 mm. rispetto alla media dell’ultimo trentennio. La situazione è peggiorata dalla riduzione dei ghiacciai a causa dell’aumento termico. E’ la peggior crisi idrica degli ultimi 70 anni, con conseguenze gravi soprattutto su insediamenti civili ed agricoli e bacini idroelettrici.
I danni per l’agricoltura
Se la guerra in Ucraina ci sta rendendo consapevoli che l’approvvigionamento alimentare non è un obiettivo garantito, la siccità del 2022 ci fa capire come la disponibilità di acqua può diventare molto problematica anche in aree come il bacino del Po, ed essere un fattore fortemente limitante per le produzioni. La superficie a riso è diminuita di circa 10.000 ettari per l’impossibilità di allagare i campi; le produzioni di frumento sono stimate in calo del 30% per la siccità prolungata già in inverno-primavera e per i colpi di calore anticipato registrati in maggio; le colture primaverili come mais e soia stanno andando in stress e in molti casi non potranno essere irrigate. Anche i foraggi e i pascoli soffrono e ciò preoccupa il settore zootecnico. Infine, tutto il comparto ortofrutticolo necessita di acqua per portare avanti le produzioni. Un altro effetto deleterio del basso livello dei fiumi è la risalita del cuneo salino, che riguarda il Po e l’Adige. Sono state trovate tracce di sale a notevole distanza dalle foci e i danni sulle coltivazioni sono già evidenti. Oltre ai corsi d’acqua, anche le falde sotterranee si stanno sensibilmente riducendo. Questa disponibilità è utilizzata per il 45% ad uso domestico, il 36% per l’agricoltura e il 19% per usi industriali. In pratica, ad essere minacciato è il 30% della produzione agricola nazionale e il 50% della produzione zootecnica, in un anno già molto difficile a causa dei mancati arrivi di mais dall’Ucraina e dell’impennata dei costi di produzione.
Si cerca di reagire
Il mondo agricolo si è già mobilitato da tempo, annunciando richieste dello stato di emergenza in varie zone del nord. L’irrigazione è sospesa nel rodigino e nel ferrarese e si pensa ad interruzioni notturne dell’erogazione di acqua potabile, a partire da Piemonte e Lombardia. Le autorità competenti prevedono possibili rilasci da parte dei bacini idroelettrici e la gestione del livello dei principali laghi per alimentare i corsi d’acqua. Questi sono interventi straordinari per gestire al meglio la crisi. E’ però evidente che situazioni come quella attuale potranno ripetersi nei prossimi anni, per cui il Governo è chiamato ad attuare finalmente quegli interventi strutturali di cui si parla da (troppo) tempo. L’occasione è il PNRR-Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che prevede uno stanziamento di 4,38 miliardi di euro per infrastrutture primarie, come invasi e laghi artificiali, utilizzo di acqua per l’agricoltura, acquedotti e depuratori. Peccato che l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambienti (ARERA) abbia già stimato un fabbisogno pari a 10 miliardi per ottimizzare la disponibilità di acqua potabile, a parte le necessità derivanti dalle situazioni straordinarie, come quella attuale.
L’auspicio è che il Governo, allertato e motivato dalla crisi idrica in corso, possa rivedere al rialzo i fondi previsti e prevenire così il ripetersi di tali emergenze.
24/06/2022
Franco Brazzabeni