LA MINACCIA DEL CLIMA SULLE PRODUZIONI AGRICOLE

E’ noto il significato di cambiamenti climatici: siccità prolungata (l’abbiamo sperimentata la scorsa estate in Europa), temperature in aumento, piogge anormalmente distribuite, tempeste di tipo tropicale e fenomeni correlati. Quello che molti non conoscono è l’entità dei danni causati all’agricoltura. Un rapporto di IIPC-Intergovernmental Panel on Climate Change, recentemente pubblicato, indica che non solo la quantità, ma anche la qualità dei raccolti è danneggiata in molte situazioni, in tutti i continenti. Non solo: lo stress causato dalle alte temperature può provocare scarsità di mangimi e di acqua disponibile per gli allevamenti, nonché alterazioni della salute degli animali, fino alla loro morte. Un ulteriore aumento di 2°C potrebbe causare un calo del patrimonio zootecnico globale dal 7 al 10%, con un danno di oltre 10 miliardi di dollari. Secondo una stima di Asnacodi, l’associazione che riunisce 43 Consorzi di difesa dei danni da avversità atmosferiche in agricoltura, all’Italia le anomalie climatiche costano oggi 7 miliardi di euro l’anno e oltre 55 all’Europa. Oltre alle perdite economiche preoccupano le conseguenze sociali. Centinaia di milioni di persone in decine di Paesi sono a rischio povertà e insicurezza alimentare, con la possibile conseguenza di un forte aumento dei conflitti e dell’emigrazione incontrollata da qui al 2030, se non si interverrà con decisione per mitigare gli effetti negativi del clima. Basti ricordare le rivolte del pane, avvenute nel 2011 in Nord Africa, scatenate dall’aumento dei prezzi delle materie prime, a seguito delle ondate di caldo verificatesi in Russia e Ucraina tra il 2007 e il 2009.

Biodiversità a rischio

Un altro effetto indiretto dei cambiamenti climatici è la perdita di biodiversità. Per assicurare produzioni e redditi, in tutto il mondo gli agricoltori hanno concentrato la loro attività su un numero limitato di piante e animali. Oggi il 75% del cibo prodotto è ottenuto da 12 specie vegetali e 5 animali. Quindi gli ecosistemi sono a rischio e la soluzione non è a portata di mano. Una possibile alternativa consisterebbe nell’introdurre nuove specie nelle rotazioni, come miglio o quinoa. E’ difficile però immaginare milioni di occidentali o di indiani che rinunciano ad alimenti a base di frumento, o di orientali al riso. Forse si può cercare di lanciare nuove coltivazioni nei Paesi più a rischio, a patto che si dimostrino competitive dal punto di vista agronomico, economico e nutrizionale.  A complicare le cose c’è anche il possibile utilizzo di alcune delle principali produzioni agricole, come frumento, mais e soia, per la produzione di energia, in forma di biogas o di etanolo. Questo uso è previsto in aumento nel medio periodo, con sottrazione di risorse alimentari, soprattutto a danno dei Paesi già oggi in difficoltà.

Politica e scienza le possibili soluzioni

Le scelte politiche dovrebbero essere indirizzate a ridurre l’emissione di gas serra nell’atmosfera e quindi a diminuire le anomalie climatiche. E’ una strada che procede con grande difficoltà. Il recente COP27, la Conferenza dell’ONU sui cambiamenti climatici, ha ancora una volta deluso le aspettative, aggirando ogni decisione radicale. Il documento finale cita l’importanza della transizione alle fonti rinnovabili , ma non si pronuncia su riduzione o eliminazione dell’uso dei combustibili fossili, come molti si attendevano. Nel prossimo futuro è ipotizzabile che si cerchi di intervenire anche nel settore agrizootecnico, ritenuto responsabile del 22% delle emissioni di gas serra.

La grande speranza viene dalla scienza, che in parte potrà ottenere maggiore efficienza dalle energie rinnovabili, in parte offrire soluzioni che permettano di resistere agli effetti del clima. Nel primo caso si pensa all’agrivoltaico. Un forte contributo alla resilienza potrà derivare dalle New Genetic Techniques o Tecniche di Evoluzione Assistita, auspicabilmente in grado di produrre, ad esempio, varietà tolleranti la siccità e le alte temperature. Per questo la loro approvazione non è più rimandabile. Anche l’informatica, applicata alle tecniche proprie dell’agricoltura di precisione, può già permettere un uso più razionale e sostenibile di acqua e altri mezzi tecnici.

05/12/2022

Franco Brazzabeni