Il termine “filiera” è uno dei più usati, e probabilmente più abusati, nel settore agro alimentare.
Risale agli anni ’60, quando per la prima volta fu citato dall’agronomo francese Louis Malassis, che lo definì “l’itinerario seguito da un prodotto all’interno del sistema agro alimentare”.
Affinché tale itinerario sia completo e fluido occorre che tutti i componenti del sistema si mettano in condizione di dialogare per trovare obiettivi comuni e risolvere insieme le inevitabili criticità.
Insomma, in una filiera efficiente e funzionale il concetto di “io” e “mio” deve essere superato per diventare “noi” e “nostro”, cosa tutt’altro che facile, visto che i vari attori rappresentano interessi spesso diversi e in qualche caso anche contrastanti.
E’ su questi scogli che molte filiere si sono incagliate o addirittura sono fallite.
Esistono però casi virtuosi, destinati a fare scuola e a diventare riferimento per il settore di competenza. Lasciando da parte alcuni eccellenti precedenti in campo privato, uno degli esempi in questo periodo maggiormente in evidenza è senza dubbio la filiera Grano Duro-Pasta, nata da un protocollo siglato da Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Assosementi, COMPAG, Cia, Confagricoltura, Copagri, Italmopa e Union Food, con la collaborazione e il coordinamento dell’Università della Tuscia.
Stiamo parlando di un gruppo che rappresenta oltre il 75% dell’agricoltura italiana tra aziende agricole e cooperative distribuite su tutto il territorio nazionale, 30 società sementiere (dalle multinazionali alle aziende familiari), 270 centri di stoccaggio e raccolta, il 90% dei molini e l’80% dell’industria della pasta, per un giro d’affari complessivo che supera i 50 miliardi di euro.
La filiera Grano duro-Pasta nasce 2 anni fa come risposta ad una perdurante crisi del settore, che in pochi anni aveva perso oltre mezzo milione di ettari coltivati.
La volontà di mantenere il sistema grano duro italiano ai vertici mondiali del settore ha spinto agricoltori, sementieri, distributori, stoccatori, mugnai e pastai a impostare il futuro su basi nuove, accettando l’unica sfida possibile: sedersi a uno stesso tavolo, dialogare apertamente, condividere le problematiche e trovare soluzioni di comune vantaggio.
Gli obiettivi sono lo studio del mercato, l’impostazione di un’agricoltura professionale in grado di produrre quantità e qualità in modo sostenibile, la garanzia di remunerazioni adeguate agli agricoltori e infine la proposta di prodotti in linea con le tendenze e le aspettative attuali dei consumatori.
Un sistema dove tutti sono idealmente vincitori.
Un modo di operare inedito e fortemente innovativo, com’è stato presentato oggi nel corso di un’affollata conferenza stampa presso la Camera dei Deputati a Roma.
Un’iniziativa che sta già avendo ricadute molto interessanti e positive, come testimoniato dal raddoppio dei contratti di filiera negli ultimi 2 anni: da 6.000 a più di 12.000, interessando una superficie di ormai 200.000 ettari che fornisce 700.000 tonnellate di grano duro italiano.
Resta molto lavoro da fare per raggiungere la meta: fattori decisivi saranno il campionamento del 10% del prodotto raccolto per ottenere dati significativi e oggettivi, la ricerca fornita dall’industria sementiera e dal settore pubblico per fornire materiali in linea con le richieste del mercato in termini di potenzialità produttiva, qualità merceologica e resilienza a fattori biotici e abiotici, la formazione per aumentare il livello professionale degli agricoltori.
Molto da fare, ma la strada è tracciata e dev’essere seguita sino in fondo.