L’ozono è un gas naturale, una forma dell’ossigeno dotata di 3 atomi, con formula O3. Scoperto nel 1840, è divenuto molto “popolare” dagli anni 70 del secolo scorso, quando il pianeta si allarmò scoprendo una diminuzione del 40% sul Polo sud, denominata buco dell’ozono. Si trattava di una larga (quanto l’Antartide) falla, causata in parte da fenomeni naturali e ciclici, in parte, secondo molti scienziati, dall’inquinamento dovuto alle attività umane. Dato che l’ozono funge da filtro dei raggi ultravioletti, molto dannosi per la vita se in quantità elevate, la notizia dell’assottigliamento dello strato presente ad alte quote ha causato forte preoccupazione e spinto il mondo politico a cercare azioni per limitare il fenomeno. A fine dicembre 2020 si è osservata la chiusura del buco dell’ozono sull’Antartide.
C’E’ OZONO E OZONO
E’ necessario distinguere tra l’ozono situato nella stratosfera e quello a livelli più bassi. Il primo, come detto, protegge gli esseri umani dagli effetti negativi delle radiazioni UVA: danni molto gravi agli occhi, alla pelle e al sistema immunitario, pertanto la sua riduzione aumenta i rischi collegati.
Esiste anche un ozono troposferico, presente negli strati più bassi dell’atmosfera e considerato un inquinante molto pericoloso per gli occhi e le vie respiratorie. Non solo: può essere una grave avversità anche per le piante coltivate, penetrando nelle foglie e riducendo l’efficienza fotosintetica. Di conseguenza anche il bilancio del carbonio peggiora.
GLI STUDI DELL’IMPATTO SULLA SOIA
Una normale concentrazione di ozono troposferico si stima possa ridurre del 10% la produttività della soia, secondo uno studio svolto in USA. Se però il livello si alza, come accade in zone particolarmente inquinate, si può perdere la metà del raccolto, rispetto a una soia in condizioni ottimali. Le concentrazioni di ozono a bassa quota potrebbero incrementare nei prossimi anni, con danni all’agricoltura stimati da 14 a 26 miliardi di dollari.
Per meglio comprendere l’impatto dell’inquinamento atmosferico sull’agricoltura e sulla salute umana, un gruppo di ricercatori inglesi dell’Università di Exter e del Met Office and Centre for Ecology and Hydrology ha messo a punto un modello computerizzato clima-vegetazione, chiamato Jules. Questa realizzazione sarà utilizzata in varie zone per migliorare la conoscenza dell’impatto dell’ambiente sulle coltivazioni e possibilmente provvedere a scelte strategiche efficaci, quali la riduzione dei motori termici a favore di quelli elettrici.
Franco Brazzabeni