E’ sotto i riflettori da ormai due anni, da quando nel luglio 2020 cominciò una fase rialzista che non si è ancora arrestata. Si tratta del prezzo del frumento e in generale di tutte le materie prime agricole. La crescita record lo ha portato dai 186 euro a tonnellata di due anni fa sino ai circa 400 di fine luglio 2022. Alla base ci fu il calo delle scorte mondiali, causato da produzioni inferiori alle attese. Seguì il Covid-19 con le relative complicazioni logistiche e l’aumento dei prezzi dei trasporti internazionali. Infine, dalla fine di febbraio, il conflitto russo-ucraino, che ha fatto schizzare le quotazioni a livelli mai registrati, sia per le gravi incertezze delle forniture di grano e mais (e girasole), sia anche per l’aumento eccezionale dei prezzi di gas, petrolio e mezzi tecnici, in particolare dei fertilizzanti azotati. A fine luglio però qualcosa d’importante è avvenuto e il prezzo è velocemente tornato al livello pre-guerra, comunque nettamente superiore a quello medio del periodo 2014-2020.
La ripresa delle forniture
Il 22 luglio ad Istanbul le delegazioni di Russia ed Ucraina hanno firmato (separatamente, con la mediazione turca), un accordo che prevede lo sblocco di 20 milioni di tonnellate di grano, mais e olio di girasole. Si tratta di merce che era ferma dal 24 febbraio scorso. Le prime navi sono partite con varie destinazioni: Turchia, Libano, Inghilterra, Irlanda. Anche l’Italia avrà la sua parte. E’ in viaggio un carico da 6.000 tonnellate di olio di girasole, ma sono previste anche 1,2 tonnellate di mais per rifornire il settore zootecnico e quantità imprecisate di frumento. La sigla dell’accordo e, finora, il suo funzionamento, hanno avuto un effetto immediato sui mercati mondiali. E’ bastata la sola anticipazione della notizia per far scendere la quotazione intorno ai 350 euro a tonnellata. Secondo un recente rapporto pubblicato da Rabobank, nel prossimo futuro la dinamica dei mercati delle commodities agricole dovrebbe tornare ad essere basata principalmente sul meccanismo di domanda e offerta e diminuirà l’influenza dei fattori emozionali che negli ultimi mesi avevano preso il sopravvento. La temuta crisi alimentare globale, a danno soprattutto dei Paesi a basso reddito, sembra almeno momentaneamente scongiurata.
Resta l’incognita climatica
Un’altra variabile sta influendo significativamente sul prezzo del grano: il clima, o meglio le anomalie climatiche che sempre più frequentemente stanno interessando varie zone del mondo. Attualmente si registra una grave siccità in tutto il continente americano e buona parte dell’Europa. Stiamo parlando di alcuni dei maggiori esportatori di frumento e si stima un calo di produzione importante. Nella EU la perdita di frumento potrebbe essere di almeno il 5%, ma per l’Italia Italmopa parla di una diminuzione del 15% rispetto al 2021. Le previsioni sono alquanto pessimistiche anche per i raccolti primaverili in Europa: le alte temperature sin dal mese di maggio e la siccità prolungata influiranno pesantemente sui raccolti di mais, soia, riso, foraggi e altro. Al contrario, in Australia le condizioni sono favorevoli alla realizzazione di uno dei migliori raccolti di sempre di frumento, colza e sorgo. In effetti, il rapporto mensile USDA di luglio prevede per il grano un sensibile calo degli rimanenze finali di prodotto a livello mondiale, mentre quelle di mais e soia sono più o meno stabili, ma inferiori rispetto alla media storica recente.
L’incertezza legata ai raccolti terrà probabilmente in tensione i prezzi delle materie prime alimentari, soprattutto quello del frumento, almeno nel breve e medio periodo, nella speranza che il fragile accordo russo-ucraino possa essere rispettato.
08/08/2022
Franco Brazzabeni