Da migliaia di anni il frumento è uno dei pilastri dell’alimentazione umana. A livello mondiale fornisce il 20% dell’apporto calorico e proteico, ma è anche un’importante fonte di zinco e vitamina B.
E’ interessante notare che il 90% dell’utilizzazione di frumento per produrre pane o altri derivati riguarda l’uso di farine raffinate e solo il 10% di quelle integrali. Queste ultime contengono gran parte della fibra, delle vitamine e dei microelementi, fondamentali nell’alimentazione dei paesi emergenti, ma importanti anche in quella dei paesi più sviluppati. Gli esperti ritengono che un rapporto 50/50 tra farine bianche e integrali avrebbe un forte e positivo impatto sulla salute di milioni di persone in tutti i Paesi.
La produzione e la qualità del frumento oggi sono messe a rischio dai cambiamenti climatici, che possono influire negativamente in ogni fase della coltivazione.
Un momento ad alta criticità è quello della semina. Una situazione di siccità, oppure di piogge eccessive in questa fase, può ritardare o addirittura annullare la semina, com’è accaduto nel sud degli Stati Uniti nello scorso autunno.
Problemi più gravi possono derivare dalle elevate temperature primaverili, registrate varie volte negli ultimi anni: si ritiene che durante la delicata fase della fioritura ogni grado di temperatura oltre la media storica del periodo provochi una perdita di produzione tra 5 e 7%.
Necessità di produzioni elevate ma anche più stabili nelle varie annate e qualità del prodotto, incluse le nuove tendenze alimentari, non sono le sole richieste a cui il sistema frumento, tenero e duro, deve rispondere: i consumatori dei paesi più sviluppati chiedono anche, con sempre maggiore convinzione, prodotti ottenuti con sistemi di coltivazione sostenibili e tracciabilità certa del prodotto finale.
Le risposte devono arrivare innanzitutto dal mondo della ricerca. Il completamento della sequenza del genoma del frumento apre nuovi scenari all’innovazione: da una parte le nuove tecniche conosciute come New Breeding Techniques appaiono come una ormai irrinunciabile scelta per ottenere novità vegetali in tempi relativamente rapidi e con costi sostenibili, seguendo i naturali processi di mutagenesi.
Un’altra interessante possibilità è quella offerta dall’ibridazione del frumento. La ricerca francese da una quindicina d’anni ha messo in commercio ibridi di frumento tenero, con risultati incoraggianti dal punto di vista della produttività e soprattutto della stabilità e rusticità, vale a dire adattamento a condizioni di stress. Gli alti costi di produzione al momento ne limitano la diffusione.
Ricerca ma non solo: le ormai note tecniche di agricoltura di precisione, possibilmente abbinate alla digitalizzazione, possono dare un contributo molto significativo in termini di riduzione dell’impatto ambientale, ottimizzazione quali/quantitativa dei raccolti e quindi incremento dei redditi per gli agricoltori.
E’ ora, da parte della filiera del frumento, di investire in queste varie forme di innovazione e nella informazione/formazione degli agricoltori per far crescere il sistema in modo decisivo e virtuoso per tutti gli attori del processo.
Fonte: Seed World Daily, 24 aprile 2019.