IL BIO CRESCE, LA RICERCA SI ADEGUA

L’agricoltura biologica e la relativa filiera continuano a fornire numeri in forte crescita. Secondo i dati forniti dal Sinab, l’Italia è la n. 1 in Europa, con quasi 2 milioni di ettari e 80.000 coltivatori (il 15,8% della SAU nazionale, in gran parte al Sud): in 10 anni un aumento di superficie pari al 78%, mentre gli operatori sono cresciuti del 58%. Grano duro, riso, girasole, soia, prati e foraggere, pomodoro, olivo e vite sono le colture più utilizzate, ma praticamente tutte le specie hanno un loro spazio nel settore. Anche l’acquacoltura registra aumenti interessanti, mentre la zootecnia biologica rappresenta l’eccezione, con una tendenza negativa. 

I consumi si confermano in forte crescita

La spesa riguardante i prodotti agroalimentari biologici ha superato nel 2019 i 3,3 miliardi di euro (4% del totale), cui vanno aggiunti i dati di ristorazione, mense ed export, ancora non stimati. Frutta, ortaggi, miele, uova, latte e derivati sono gli articoli più gettonati, sia confezionati che freschi. I maggiori consumi si verificano in Piemonte, Lombardia e Veneto, come dire: il Sud produce e il Nord consuma. Ciò si spiega considerando che i prodotti biologici hanno prezzi all’origine superiori mediamente del 60% rispetto ai tradizionali, quindi più attrattivi per zone a reddito pro capite più alto.

L’interesse crescente verso i cibi biologici è in linea con le nuove tendenze dei consumatori, che chiedono in modo sempre più chiaro alimenti sani e coltivati in modo sostenibile. Gli agricoltori sono attratti dai prezzi di mercato dei prodotti bio, che presentano un plus significativo rispetto alle quotazioni standard. Ad esempio, + 70% per il grano duro e tenero, +85% per il mais, + 74% per il riso, + 60% per i pomodori, + 45% per olio EVO e latte, addirittura + 127% per le mele Golden.

La ricerca si mette al servizio 

Questa decisa tendenza di riconversione delle scelte degli agricoltori inevitabilmente richiede la coltivazione di varietà adeguate: servono resilienza ai cambiamenti climatici e maggiore rusticità e tolleranza alle avversità biotiche e abiotiche, visto che l’uso della chimica è fortemente limitato dai protocolli bio. La ricerca del settore agricolo ha recepito il messaggio e sta approntando interessanti progetti in questa direzione.

Un esempio virtuoso in campo nazionale è rappresentato dal CREA di Foggia, punto di riferimento della ricerca italiana pubblica sul frumento duro. Oggi il 10% di questa specie è coltivato con metodo biologico. Il più recente orientamento è verso un ideotipo diverso da quello tradizionale, che presenti caratteristiche ottimali per questa coltivazione. Gli obiettivi sono sostanzialmente tre: la competitività con le erbe spontanee, l’uso efficiente dell’azoto per produzioni ottimali ma anche per un’elevata qualità, la tolleranza alle fitopatologie.

Anche gli USA, che pure sono la patria degli OGM, si muovono nel settore biologico in modo degno di interesse, con uno stanziamento di 17 milioni di dollari a favore della ricerca in questo settore. Dopo il frumento, il mais è il prodotto più coltivato in bio, pertanto la Iowa State University sta lavorando ad un progetto avente lo scopo di fornire varietà specificatamente costituite per questo utilizzo. Il lavoro è focalizzato su ibridi a 3 vie, ritenuti più adatti dei sigle-cross alla coltivazione biologica. Una delle caratteristiche ricercate è un alto livello di metionina, un aminoacido essenziale ricco di zolfo e importante per produrre alimenti umani e animali. Si cerca di fissare anche la resistenza delle piante di mais ad un’alta pressione di erbe spontanee. Sono utilizzati strumenti all’avanguardia, come la selezione genomica e a doppio aploide (DH).