Il 2021 è stato proclamato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite l’Anno Internazionale della Frutta e degli Ortaggi. La motivazione è aumentare la consapevolezza dell’importanza delle specie frutticole e orticole nella nutrizione umana e nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs-Sustainable Development Goals), in particolare per quanto riguarda la sicurezza alimentare e la salute. Secondo la FAO il consumo di questi alimenti fondamentali per il genere umano è ancora insufficiente: nei paesi più poveri a causa del prezzo spesso inaccessibile a molti, mentre in quelli industrializzati sono le cattive abitudini alimentari a limitarne l’uso. Il modello della nostra dieta mediterranea resta l’esempio più virtuoso di una nutrizione equilibrata e sana, con appunto frutta e verdura alla base.
Aumentare la produzione di frutta e ortaggi è ritenuto pertanto un obiettivo irrinunciabile e per raggiungerlo è fondamentale l’apporto che la ricerca vegetale può fornire, come nei due esempi di seguito descritti.
LA GENOMICA IN AIUTO DEL POMODORO
Il pomodoro è il frutto in bacca più consumato nel mondo. Basta pensare al ruolo di questa solanacea nella gastronomia di tanti paesi, l’Italia su tutti. Partendo dalla tipologia originale, molto diversa da quelle oggi conosciute e poco adatta all’alimentazione, la ricerca ha prodotto una vasta diversità fenotipica, con centinaia di varietà che presentano varie pezzature, colori e sapori, ma anche caratteristiche agronomiche differenziate.
La ricerca tradizionale utilizza sempre più spesso i marcatori molecolari per identificare particolari geni, ad esempio quelli della resistenza a vari patogeni. L’uso di marcatori permette di abbreviare tempi e quindi costi nella costituzione di nuove varietà. Al fine di abbassare in modo significativo il costo del genotyping, NRGene, una giovane ma già affermata società israeliana specializzata nella genomica, ha costituito il primo Tomato Pangenomic Consortium, ottenendo la mappatura genetica del pomodoro. Si tratta di un risultato di fondamentale importanza per facilitare l’identificazione di marcatori per molti geni, responsabili di caratteri quali la produttività, la resistenza a fattori biotici e abiotici o le caratteristiche organolettiche del pomodoro. NRGene ha lavorato attivamente ad assemblare un altro centinaio di genomi, come quello del frumento duro o del peperone.
DALLA BIODIVERSITA’ UN CONTRIBUTO PER MIGLIORARE LA PATATA
La patata è l’ortaggio più consumato al mondo e le sue vicende hanno addirittura influenzato la storia, come in occasione della migrazione di molti irlandesi verso l’America, a causa della carestia provocata dalla peronospora a metà del XIX secolo. Oggi un flagello per questa coltura è rappresentato da varie specie di Pectobacterium, in grado di provocare gravi perdite produttive. In un recente studio pubblicato sulla rivista Molecular Plant-Microbe Interactions (MPMI) journal, un gruppo di ricercatori della Colorado State University ha rivelato un’interessante scoperta. I metaboliti di una specie selvatica di patata, Solanum chacoense, inducono la resistenza a Pectobacterium brasiliense, alterandone la patogenicità. In altri termini, viene inibita la capacità del batterio di produrre enzimi in grado di degradare la parete cellulare nei tessuti della patata. Considerando che la specie selvatica è resistente anche a funghi, insetti e virus, si può dire che si è aperta una nuova strada per sviluppare varietà di patata più competitive.