FOCUS SUL RISO

Il riso è coltivato in molte aree del nostro pianeta, utilizzando circa 120.000 varietà diverse, e rappresenta la base alimentare per centinaia di milioni di individui, soprattutto in Asia, ma è ampiamente consumato anche negli USA con 12 chilogrammi all’anno per persona.
E’ quindi comprensibile che questa specie sia attentamente studiata da ricercatori di molti paesi, con il comune obiettivo di combattere la fame e la denutrizione, ottenendo varietà più nutrienti e più produttive.
In questo senso si registrano alcune interessanti novità, a partire dal valore alimentare di questo alimento.
E’ noto che il riso integrale dal punto di vista nutritivo sia più ricco rispetto a quello raffinato o “bianco”. Infatti lo strato esterno del seme contiene notevoli quantità di minerali e vitamine; in più, i tipi dotati di crusca rossa o viola sono ricchi in vari polifenoli.
Si ritiene che il consumo di riso integrale aiuti la prevenzione di malattie cardiovascolari e la formazione di tumori.
Partendo dalla constatazione che la parte esterna del seme è generalmente piuttosto sottile, un gruppo di ricercatori dell’ARS-Agricultural Research Service di Stuttgart, Arkansas, ha verificato che le cultivar di riso a cuticola viola e rossa presentano uno spessore esterno del seme fino a 2,5 volte più spesso di quelle a cuticola marrone. Pertanto, utilizzando questi tipi negli incroci, appare possibile costituire varietà con maggior contenuto di crusca e quindi più adatte al consumo in forma integrale.
Naturalmente la ricerca si muove anche su altri fronti.
Ricercatori della University of Illinois, in collaborazione con IRRI-International Rice Research Institute, hanno messo a confronto 14 varietà coltivate di riso per saggiarne la diversa efficienza fotosintetica. Questa ricerca fa parte di un progetto più vasto, che riguarda molte altre specie coltivate, avente l’obiettivo di migliorare le produzioni.
I risultati stabiliscono che in condizioni di luce stabile le varietà analizzate svolgono la fotosintesi senza particolari variazioni. Il fatto è che vi sono molti fattori che rendono instabile l’impatto della luce solare sulle piante: ad esempio il passaggio di nuvole, oppure le foglie della stessa piante o di quelle vicine. Queste fluttuazioni di luce causano una diminuzione dell’efficienza fotosintetica, che può portare a perdite produttive dal 20 al 40% rispetto al potenziale della pianta.
Alcune delle varietà esaminate hanno dimostrato di reagire meglio alle variazioni di luce e questo dato offre alla ricerca nuovi obiettivi di miglioramento, nel riso e in altre specie coltivate.
Lo studio si è focalizzato su tre parametri: la velocità di attivazione della fotosintesi, la velocità di fissazione del carbonio in carboidrati e l’efficienza di uso dell’acqua.
Sottoposte le 14 varietà a variazioni di luce, si è registrata una differenza pari a 117% tra quella più rapida ad attivarsi e quella più lenta; relativamente all’efficienza idrica, la migliore in questo senso ha assimilato il doppio rispetto alla peggiore.
Questi interessanti risultati fanno capire come vi sia ampio spazio di miglioramento varietale, individuando, fissando e inserendo i tratti genetici responsabili dei caratteri positivi, con l’obiettivo di significativi incrementi nelle produzioni di pieno campo.