FAKE NEWS E AGRICOLTURA, FACCIAMO CHIAREZZA

Le fake news in agricoltura sono un fenomeno dei nostri tempi. La scarsa conoscenza del settore agricolo da parte della quasi totalità dei cittadini facilita e amplia la diffusione della disinformazione, causando danni a tutto il sistema produttivo alimentare, compresi gli stessi consumatori.

Il diffondersi di internet e in particolare dei social ha moltiplicato il fenomeno. Le fake news, più comunemente bufale o false notizie, si possono tecnicamente definire come “informazioni appositamente create, sensazionali, emotivamente cariche, fuorvianti o totalmente fabbricate che imitano la forma delle notizie tradizionali”. Alla base può esserci la ricerca di un vantaggio economico, oppure un errore o, più comunemente, la volontà di imporre un’ideologia. Di certo la causa/effetto è il calo della fiducia nelle istituzioni. Ne deriva una serie di potenziali danni a persone e società, da trascurabili a piuttosto significativi, dal punto di vista fisico e mentale. Pensiamo per esempio alle ripercussioni di false notizie riguardanti il Covid o la propaganda che ha preceduto l’invasione dell’Ucraina. E’ un fatto che il nostro cervello tende a favorire le informazioni negative rispetto le positive. Ecco alcuni esempi di fake news in agricoltura.

“L’Italia è un paese OGM-free”

Molti cittadini sono convinti di questo, anche a causa di certa pubblicità o dei frequenti cartelli “Comune OGM free” all’ingresso di molte località. In effetti, se è vero che l’Italia, come quasi tutti i Paesi EU, ha praticamente vietato la coltivazione di piante OGM, è altrettanto vero che è fortemente dipendente dall’estero per soddisfare il proprio fabbisogno alimentare. Di conseguenza, ogni giorno importanti quantità di materie prime, soprattutto mais e soia, derivate da coltivazioni di varietà geneticamente modificate, entrano e circolano legalmente. Sono destinate principalmente ad alimentare gli allevamenti zootecnici che producono carni, salumi, latte, formaggi, uova e altro.

“E’ possibile coltivare tutto il mondo in biologico”

Lo affermano alcuni imprenditori e ideologi. La realtà è che numerosi studi compiuti da diversi centri di ricerca, comprese alcune meta-analisi, dimostrano che allo stato attuale l’agricoltura bio produce dal 40 al 70% in meno rispetto a quella tradizionale o integrata. Nonostante i progressi compiuti in tempi recenti, l’uso limitato di fitofarmaci (comunque presenti, a smentire un altro mito) e di fertilizzanti di sintesi inevitabilmente riduce le potenzialità produttive e, in alcuni casi, anche qualitative del biologico.

“I grani antichi sono più resistenti”

Si sta diffondendo la notizia che i cosiddetti grani antichi, in realtà varietà di qualche decennio fa, necessitano di meno chimica per essere allevati, in quanto più resilienti a patologie e altre avversità. La verità è che i grani moderni, grazie al loro patrimonio genetico migliorato, hanno permesso un incremento produttivo notevolissimo, pari a quasi il 300% in mezzo secolo; inoltre sono meno sensibili a vari funghi patogeni e presentano anche una migliore qualità. Lo affermano vari studi, l’ultimo dei quali, pubblicato su Nature Plants, ribadisce che le varietà moderne sono nettamente più performanti di quelle del passato, anche in situazioni difficili a causa di siccità o malattie. I grani antichi restano comunque un interessante prodotto di nicchia.

“Le api stanno scomparendo”

Fortunatamente non è vero. Secondo i dati FAO, nel mondo gli alveari per l’allevamento di api sono attualmente 94 milioni, con una crescita dell’83% rispetto al 1961. In Europa il numero di alveari è più che raddoppiato dal 2003 ad oggi. Purtroppo è vero che le popolazioni di api e altri pronubi allevati e selvatici si sono ridotte in vari ambienti; naturalmente l’agricoltura è da alcuni ritenuta responsabile: si tratta di un’altra falsa notizia! Innanzitutto le api sono allevate da agricoltori, inoltre questi ultimi ben conoscono l’importanza degli impollinatori per molte produzioni; pertanto nella EU sono state adottate importanti precauzioni nell’uso di fitofarmaci. Pochi sanno che già nel 1869 fu documentata una diffusa moria di api. I problemi attuali sono principalmente derivati da vari patogeni come funghi e acari, oltre che da situazioni di stress.

07/05/2023

Franco Brazzabeni