ECCELLENZE POLESANE: REATO ENERGIE E IL BIOCHAR

Comincia con questo articolo un itinerario tra le aziende della provincia di Rovigo particolarmente impegnate nell’innovazione in campo agricolo, con realizzazioni anche molto diverse, ma accomunate dal proporre novità di successo in un settore produttivo caratterizzato da sfide e difficoltà, anche per questo affascinante e ricco di stimoli.

Reato Energie nasce da una costola dell’azienda di famiglia, operativa da oltre 80 anni nel settore dei laterizi. La missione è sostenere business biocompatibili ed ecosostenibili, attraverso tre concetti chiave: circolarità, sostenibilità, biocompatibilità. L’azienda produce energia da fonti rinnovabili, ammendanti e fertilizzanti a base di carbonio biologico, progettando e realizzando in proprio anche le apparecchiature e i processi industriali. Il prodotto chiave di Reato Energie è il biochar. E’ un materiale carbonioso, ottenuto dalla combustione incompleta e controllata di biomasse vegetali, come residui agricoli, legna e rifiuti organici. Il biochar può essere utilizzato sia come fertilizzante agricolo che ammendante, per la sua capacità di migliorare il contenuto di sostanza organica dei terreni e quindi la ritenzione idrica, prevenendo gli effetti di periodi siccitosi.

5 domande a Pierluigi Reato

Ing. Reato, come amministratore delegato di Reato Energie, può dirci perchè ha deciso di fondare l’azienda e perchè ha puntato sulla produzione di energia e fertilizzanti?

La nostra società principale, Laterizi Reato srl, si è distinta fin dai primi anni del 2000, nella produzione e commercializzazione di laterizi alleggeriti e micro porizzati. L’alta qualità del nostro laterizio, e le ottime performances dei prodotti costantemente aggiornati, non sono stati sufficienti per restare su un mercato complesso e sempre più in contrazione a partire dal 2008.
Nella rincorsa alla riduzione dei costi di esercizio ed energetici, tra il 2010 e il 2013, con la costruzione di due enormi generatori fotovoltaici integrati sopra gli opifici industriali, l’adozione di nuovi schemi energetici nel processo produttivo e l’ottimizzazione delle risorse umane, ci siamo trasformati sempre più in produttori di energia, da produttori di laterizi quali eravamo.
Nel 2015, abbiamo deciso di “cambiare pelle” e abbandonare la produzione di laterizi: dopo ben 4 generazioni di fornaciai, e purtroppo non con il perfetto consenso di chi mi ha preceduto, ho scelto di costruire una alternativa a quello che è stato il core business di famiglia per tanto tempo.
Da piccolo nuovo produttore di energia, e non più di laterizi, il passo alla produzione di ammendanti e fertilizzanti biologici è stato relativamente breve.

Nel 2013, inseguendo il taglio dei costi energetici, sono incappato quasi per caso in una tecnologia che mi avrebbe consentito di disporre di un gas combustibile, perfettamente pulito ed estremamente sicuro, che poteva sostituire quasi completamente il metano naturale, ordinariamente impiegato per la terracotta.
Un gas di sintesi, composto da monossido di carbonio e idrogeno molecolare, frutto della gassificazione – degradazione termica controllata o distillazione del legno – della biomassa legnosa, meno costoso del metano e soprattutto non inquinante. Il metano naturale, va doverosamente ricordato, è un fossile e la sua combustione, considerata genericamente più “pulita” rispetto a quella di altri combustibili fossili, comporta l’emissione di tonnellate di anidride carbonica, che era altresì stivata da milioni di anni, sottoterra!
La combustione di idrocarburi fossili notoriamente aumenta, tra le altre cose (polveri sottili, aromatici incombusti, decadimento dell’ozono, ecc.) la CO2 atmosferica, il cui livello, per la maggior parte del mondo scientifico, è ritenuto molto alto e causa o concausa dei cosiddetti “cambiamenti climatici”.

Il gas di sintesi o Syngas proviene dalla combustione imperfetta e controllata di materiale organico, e la sua combustione non comporta l’immissione in atmosfera di nuova anidride carbonica, ma al massimo, la reintroduzione di quella che è stata assorbita dalle piante – il cui legno è la nostra materia prima – durante il loro accrescimento.

Le piante si accrescono assorbendo il carbonio presente nell’aria, eminentemente sotto forma di CO2 (ed emettendo preziosissimo ossigeno). La massima sottrazione di carbonio da parte delle piante avviene proprio durante l’accrescimento, e rallenta e si stabilizza quando si è raggiunta la loro maturazione. Quando la pianta è matura, e ha assolto la sua funzione primaria (che potrebbe non essere il semplice accrescimento, pensiamo ad una pianta da frutto…) questa può essere valorizzata, utilizzandone sia la parte legnosa che verde o linfatica, per gli impieghi più disparati e anche per la produzione energetica.
Questa è possibile anche con gli scarti del legno e della lavorazione delle piante, attraverso sostanzialmente due processi: la termovalorizzazione (combustione… o molto meglio la gassificazione), o la macerazione anaerobica.
Parlando di termovalorizzazione, posto naturalmente che ogni pianta utilizzata debba essere rimpiazzata, e che tendenzialmente sarebbe proficuo che globalmente il numero di piante crescesse (ossia piantumazione di più alberi di quelli abbattuti), per una moltitudine di motivi che non sono oggetto di questa intervista, affermo che quando il materiale organico non viene combusto bensì “gassificato”, si presenta sempre l’opportunità di ottenere molteplici prodotti.
Nel nostro caso, mentre otteniamo il syngas, abbiamo come co-prodotto una buona quantità di carbone di legna dalle caratteristiche assolutamente particolari.
Con il syngas facciamo funzionare dei motori endotermici ciclo otto, interconnessi con dei generatori elettrici, producendo energia elettrica che cediamo alla rete nazionale.
Con il carbone di legna invece potremmo fare tante cose, ma per le straordinarie caratteristiche di questo prodotto, abbiamo scelto di destinarlo interamente al settore agri colturale e della forestazione, delle piante.
Proprio da ciò proviene il nome del nostro principale prodotto, Agrebioton®.

Il mondo attuale affianca alla imprescindibile agricoltura e selvicoltura, una spasmodica richiesta di energia elettrica. Ecco perché, in definitiva, abbiamo puntato, trasformando e salvando l’azienda, alla produzione di energia e fertilizzanti.
Pacifico che la denominazione “Laterizi Reato” non si addicesse più ad una azienda di questa natura. E così è nata “reatoenergie”, il nuovo brand o nome della nostra società rigorosamente in verde e minuscolo, un’azienda totalmente dedicata alla “generazione di energie per l’ambiente”.
Con la nascita di reatoenergie, dichiariamo che il nostro mestiere è… migliorare l’ambiente in cui viviamo!

Può approfondire i tre concetti base “circolarità, sostenibilità, biocompatibilità”?

Ho la presunzione di considerare reatoenergie una delle migliori interpreti di questo trinomio valoriale. La nostra azienda valorizza legname di scarto della silvicoltura o della manutenzione agricola, assolutamente non un rifiuto e rigorosamente vergine, ricavandone syngas, utile per energia termica (usata nei propri processi industriali, come la preparazione delle materie prime per Agrebioton®) ed elettrica (usata dai propri macchinari o immessa in rete nazionale).
Non un kilowatt termico od elettrico usato nella nostra azienda deriva direttamente dal consumo di fonti fossili. Tutti i nostri consumi energetici sono coperti dalla produzione autogena di energia elettrica proveniente dai campi fotovoltaici sui tetti degli opifici industriali, dalla potenza complessiva massima di 1.1 megawatt/h.
Tutto il surplus energetico viene fornito alla rete elettrica nazionale.
Questo fa di reatoenergie e i suoi processi una realtà completamente sostenibile.
Mentre procede la produzione di syngas ed energia, otteniamo il nostro preziosissimo carbone vegetale di legna, denominato in letteratura biochar, un ammendante agricolo di prima categoria iscritto al registro fertilizzanti italiano. Questo prodotto è destinato ai terreni coltivati, cambiandone radicalmente la resa e le caratteristiche, molto positivamente e soprattutto stabilmente. Un prodotto biocompatibile, per l’uomo, gli animali e l’ambiente, che consente lo stoccaggio, a tempo praticamente indefinito, di carbonio sottratto dalla atmosfera.
Più reatoenergie produce energia, più produce biochar, e più questo prodotto finisce sotto terra come ammendante, più anidride carbonica atmosferica torna ad essere inertizzata.
Più alto è il contenuto di carbonio organico nei terreni, più alta è la fertilità ed è stabile il quantitativo di acqua biodisponibile per le piante, più sono attivi i microorganismi umificanti e costante il quantitativo di humus, a tutto vantaggio delle coltivazioni.

Dall’impiego del biochar derivano a cascata numerosi vantaggi. La circolarità consegue dalla valorizzazione di materiale ligneo di scarto, inutile per altre ulteriori valorizzazioni. Verso la natura, reatoenergie è perfettamente circolare, mentre nei confronti del carbonio e della CO2, reatoenergie non è “circolare” ma “carbon negative”, compensando addirittura le emissioni di altri con l’emissione a breve di crediti del carbonio.

Quali sono le caratteristiche del biochar?

Il nostro biochar, denominato AMBioton® (ammendante Bioton), è un carbone pirolitico leggerissimo e estremamente adsorbente, dimensionalmente stabile e non pulverulento, di qualità tale da essere addirittura edibile.
Il biochar AMBioton® non è altro che un carbone attivo, ottenuto attraverso una procedura termochimica diretta (e non come i carboni attivi propriamente detti) intrinsecamente sicura, a media temperatura (tra i 550 e i 650°C). Il biochar esce dal pirolizzatore perfettamente anidro e ovviamente, totalmente sterile, presentando contenuti di carbonio molecolare organico superiori all’80%, ceneri inferiori al 10%, la assenza di IPA e di PCB, requisiti indispensabili per distinguerne la qualità.
È relativamente intuitivo capire cosa può comportare l’immettere dei carboni attivi, come un biochar, nel terreno, per cui voglio citarne solo alcuni:
• immediato aumento del carbonio organico perenne, e il contenuto di carbonio è proporzionale alla fertilità di un suolo, incidendo sul rapporto C/N e a cascata su numerosi meccanismi connessi;
incremento della capacità di ritenzione idrica del suolo, parametro fondamentale in epoche di subitanei cambiamenti climatici (e di siccità prolungate);
maggiore capacità del suolo di fissare ogni nutrimento esogeno apportato, e quindi lenta cessione dei nutrienti, con conseguente minor uso, ma più proficuo, di fertilizzanti. Per il medesimo meccanismo, sempre legato alla adsorbenza dei carboni, fissazione di metalli pesanti idrosolubili in forma ionica nonché degli inquinanti organici eventualmente presenti (idrocarburi) nel terreno;
scompattamento del terreno trattato, incremento del microcircolo a vantaggio della biosi aerobica e contro quella anaerobica. Il carbonio pirolitico, ma anche il semplice carbone di legna, struttura il substrato favorendo la stabilizzazione delle colonie microbiche umificanti;

Mi fermo qui, sul nostro sito www.reatoenergie.com, è disponibile un report completo.

Come consiglia di usare il biochar?

Proprio per l’ultimo punto che le ho elencato – la stabilizzazione del patrimonio microbico umificante – il biochar tal quale trova la sua fattiva applicazione in sinergia in particolare con: microbi umificanti, ammendante organico vegetale, organico animale quali deiezioni bovine di cui può tamponare il contenuto di azoto.
Il biochar, unito con questi altri apporti, induce la formazione di quella che viene denominata terra preta, l’humus “perenne”, di origine antropogenica, che è il substrato di coltivazione più fertile che si conosca.
La pratica di interrare carbone di legna, con deiezioni e vegetale, per terraformare lande sterili, è stata in uso per migliaia di anni, ovunque sul pianeta. Si è arrestata, in tempi “relativamente” recenti, e se ne è quasi persa la testimonianza diretta.
La diminuzione del carbonio organico nei terreni di coltivazione è drammatica, e le conseguenze di questo sono sotto gli occhi di tutti, oramai ben note. L’inseguimento di alte rese ha comportato massicce fertilizzazioni dirette, nell’ambito di pratiche di concimazioni che non hanno privilegiato l’ammendamento, con conseguente impoverimento del patrimonio organico dei suoli e la loro desertificazione (land degradation).
I terreni sono sempre più duri, aridi, ridotti a veicolo per i nutrienti artificialmente apportati (magari progettati per la lenta cessione, con l’incapsulamento o gelificazione), sedimi svuotati della capacità di ospitare vita autogena, biosi umificante, assenza di humus.
Il nostro prodotto AGREBioton® è un compost naturale associato al biochar AMBioton®, granulato, contenente tutto ciò che serve per sviluppare humus, ove applicato. Un prodotto, insomma, che promette (e mantiene) di “aggiustare” i terreni ove la presenza di humus è compromessa, e dove serva, per le colture in atto o previste, una determinata naturalità nell’apporto dei nutrienti.

Come vede il ruolo del biochar nell’agricoltura di oggi e di domani?

Il biochar è un materiale che può essere impiegato in molteplici applicazioni, e non solo in agricoltura, grazie alla caratteristica di essere indubitabilmente bio compatibile oltre che eco compatibile. Ma in agricoltura, è mia convinzione, dovrà conoscere una diffusione molto maggiore, a vantaggio e preservazione di quelle coltivazioni, quali uva, ulivo, frutta e buona parte delle orticole che sono più colpite dalle variazioni climatiche, e che richiedono “naturalità” nelle concimazioni, terreni fertili e vitali, contenuto organico stabile ed elevato.
Qui l’apporto di carbonio organico recalcitrante, il carbonio pirolitico, è quantomai importante.

Nota finale dell’autore: Reato Energie ha conseguito il Premio Compraverde Veneto Imprese BUYGREEN edizione 2023, a conferma dell’eccellenza del proprio lavoro.

15/11/2024

Franco Brazzabeni