DIABROTICA, SI PROVA LA LOTTA BIOLOGICA

La Diabrotica virgifera, meglio conosciuta semplicemente come Diabrotica, è un coleottero che i maiscoltori italiani conoscono da una ventina d’anni, quando cominciò ad arrivare dagli Stati Uniti, iniziando a diffondersi nelle zone di coltivazione del nord. In Europa era presente già da qualche anno e attualmente provoca ogni anno danni complessivi per 500.000 euro.
Questo insetto è soltanto uno dei fattori negativi, a volte concomitanti, che da alcuni anni stanno causando seri problemi al mais: bassi prezzi di mercato, costi di produzione elevati, rese ridotte per i cambiamenti climatici, varie patologie che portano alla produzione di micotossine nella granella e, non ultimi, attacchi da parte di alcuni insetti. Un quadro con molte criticità, che si concretizzano in una perdita di redditività per gli agricoltori e, in ultima analisi, in un calo delle superfici nazionali di quasi il 50% negli ultimi 15 anni.
In una situazione così difficile la ricerca è fortemente impegnata per risolvere almeno alcuni dei problemi che interessano una coltura tra le più diffuse in molte aree del pianeta e in questo senso una notizia incoraggiante è stata recentemente pubblicata sulla rivista Scientific Reports.
Un gruppo di ricercatori, facenti capo a UniNE-University of Neuchatel e alla University of Missouri sta sperimentando da tre anni l’azione  di nematodi del genere Steinernema e Heterorhabditis e di batteri Pseudomonas nei confronti di Diabrotica. Questi organismi operano nel terreno come larvicidi e la loro somministrazione ha prodotto una riduzione delle larve di Diabrotica dal 20 al 50%. Inoltre gli adulti del coleottero sono risultati meno sviluppati rispetto alla norma. Ne ha guadagnato la produttività del mais, grazie anche al positivo effetto del batterio sulla fisiologia delle piante.

Le prove sono state condotte in Missouri, ove l’insetto è particolarmente presente e dannoso: basti pensare che in Nord America le perdite produttive ammontano annualmente da 1 a 2 miliardi di dollari!
Se il lavoro dei ricercatori dimostrerà anche una validità economica (al momento i costi sono piuttosto elevati) potrà rappresentare una strategia molto interessante per aumentare in modo ecologicamente sostenibile le produzioni di mais.