Può un rifiuto diventare una risorsa? E come? Rispondere a queste due domande potrebbe rappresentare un grande progresso per il nostro pianeta, almeno in due direzioni. Da un lato, per il contributo allo smaltimento “intelligente” degli scarti che i Paesi più sviluppati (soprattutto, ma non solo) producono in grande quantità. Dall’altro, per la possibilità di riciclare e riutilizzare tali materiali senza prelevare risorse naturali, risparmiando energia e diminuendo i costi ambientali ed economici.
Partiamo dagli scarti alimentari. Stime aggiornate parlano di oltre 900 milioni di tonnellate prodotte ogni anno a livello globale. In pratica quasi il 20% della produzione alimentare non viene utilizzato come cibo, ma finisce nella spazzatura. Per gli USA tale percentuale sale addirittura ad oltre il 30%, per un valore di 160 miliardi di dollari. Cifre in peggioramento del 50% nell’ultimo mezzo secolo. Al di là di facili considerazioni etiche, risulta evidente l’immenso spreco causato dalla nostra incapacità di gestire il cibo lungo la filiera, fino al nostro frigorifero. Per produrlo si sono consumati materie prime, acqua, energia, lavoro. In più, viene peggiorato il bilancio del carbonio. Però un aspetto positivo c’è: questa massa di rifiuti può costituire nuovamente una grande risorsa, se opportunamente utilizzata.
Produrre mangime dai rifiuti alimentari
E’ noto che gli allevamenti zootecnici sono oggetto di contestazioni crescenti. Uno dei motivi principali è il costo, in senso lato, della produzione dei mangimi. Un costo economico soprattutto, in aumento a causa dei rincari delle materie prime dal 2021 ad oggi e per il calo delle autoproduzioni aziendali di erba medica e altre foraggere e cereali dovuto alla recente siccità, per non parlare del costo dell’energia. Non mancano anche polemiche, da più parti, riguardo all’utilizzazione di questa materie prime per la zootecnia, sottraendo importanti risorse alle filiere per l’alimentazione umana dei paesi poveri. Da qui l’idea, in atto già da tempo, di utilizzare gli scarti alimentari per produrre mangimi. In effetti, secondo studi recenti eseguiti negli USA, mediamente questi possono apportare una quantità di lipidi e proteine superiore a quella fornita dal mais. Anche il contenuto di fibra è presente in quantità corretta. D’altra parte, gli scarti di cibo hanno un’alta umidità e questo li rende facilmente deteriorabili. Serve essiccarli, con un costo elevato. Questo è il motivo per cui più si avanza nella catena alimentare, meno i rifiuti sono utilizzati per questo scopo. Un grande limite è rappresentato dal divieto di uso di residui di alimenti prodotti da mammiferi per ottenere mangimi per i ruminanti, ad evitare il rischio di gravi patologie nei bovini, tipo quella comunemente conosciuta come morbo della mucca pazza. Un’altra incognita è la variabilità degli scarti di cibo, il che ne rende molto complicata la gestione.
Le potenzialità delle acque reflue
Non solo rifiuti solidi: anche le acque reflue possono essere riciclate. Innanzitutto per irrigare i raccolti, dopo un’opportuna depurazione. Non è una novità: le acque cittadine sono riciclate da tempo per usi agricoli, anche in Italia, con buoni risultati. Serve investire in ricerca per migliorare l’efficienza di questo processo e aumentarne l’utilizzazione. Oggi si guarda alle acque reflue anche come possibile fonte di estrazione del fosforo. Questo è un elemento fondamentale per l’agricoltura, per la nutrizione delle piante e la loro salute. Il problema è che le fonti di fertilizzanti fosfatici non sono rinnovabili, essendo costituite da minerali presenti in quantità limitate in pochi Paesi, come Marocco, USA, Cina e Russia. L’incremento della domanda in tempi recenti ha depauperato i giacimenti e causato un aumento dei prezzi. Pertanto si cercano altre possibili fonti di questo elemento: una è rappresentata dalle acque di scarto urbane e agricole, ricche di vari elementi tra cui appunto il fosforo. Esistono tecnologie in grado di ottenere concimi fosfatici granulari di qualità a partire dall’acqua. I vantaggi per l’approvvigionamento di fosforo, ma anche per l’ambiente in generale, sono evidenti.
Una metodologia che con molta probabilità si avvia a diventare sempre più necessaria.
03/08/2023
Franco Brazzabeni