Ancora i CRISPR alla ribalta, stavolta per un innovativo metodo di controllo delle popolazioni di insetti nocivi alle coltivazioni e alla salute umana.
Un gruppo di ricercatori delle University of California di San Diego e Berkeley hanno infatti dichiarato, con un articolo sulla rivista Nature Communications, di aver utilizzato il Genome editing per sviluppare una nuova tecnologia, definita “precision-guided sterile insect technique”, abbreviata in pgSIT.
La metodologia messa a punto altera i geni che agiscono nella determinazione del sesso e nella fertilità degli insetti.
In pratica, le uova degli individui così modificati generano solo maschi sterili e il risultato è un drastico (se non assoluto e definitivo) calo della popolazione degli insetti.
L’inserimento di individui sterili non è un certo una novità: già negli anni ’30 negli USA si cominciava ad utilizzare questo sistema; negli anni ’50 la sterilità era indotta sottoponendo gli insetti maschi a radiazioni e la tecnica viene tuttora utilizzata in Messico ed America centrale per combattere il così detto “verme a vite”, responsabile di gravi danni al bestiame . Rispetto a quest’ultima, la tecnologia pgSIT offre i vantaggi di essere (relativamente) a basso costo e di avere un impatto ambientale sostenibile, risolvendo il problema in modo pressoché definitivo.
Nell’ultimo anno e mezzo i ricercatori californiani hanno lavorato sulla Drosophila, il comune moscerino della frutta, ottenendo un’efficacia di induzione della maschio sterilità pari al 100%.
Dato che i geni della Drosophila sono comuni a molti insetti, l’obiettivo è ora quello di intervenire su specie vettori di gravi patologie come la Zika o febbre tropicale, la febbre gialla, e altre che colpiscono milioni di persone.
Venendo alla nostra realtà, forse è possibile sognare di debellare in un futuro non lontano e senza l’uso della chimica insetti che causano gravi danni alle nostre coltivazioni, come la Diabrotica del mais o la cimice asiatica, che nel 2018 ha gravemente colpito la soia e varie specie da frutto.
Per realizzare questi obiettivi e non restare semplici spettatori del progresso nella ricerca, occorre che l’Unione Europea si affidi alla scienza e non alla demagogia, autorizzando lo studio e lo sviluppo del Genome Editing, un passo fondamentale per sfamare il pianeta con un’agricoltura sostenibile.
Il dibattito è in corso e anche l’Italia sta dando il suo contributo.