Si chiama SiGeCo Don – Sistemi Gestione Controllo, è un progetto che ha gli scopi di fornire un quadro complessivo della contaminazione da DON, aprire una collaborazione nella filiera del frumento tenero e promuovere la conoscenza delle tecniche di gestione e controllo delle micotossine.
E’ finanziato dalla UE e coinvolge alcune strutture polesane specializzate nella raccolta e stoccaggio della granella di frumento, oltre a AIRES, l’associazione di settore.
SiGeCo Don è stato presentato in un incontro organizzato dal’Ordine dei dottori Agronomi e Forestali di Rovigo, svoltosi presso l‘Istituto Agrario Munerati di S. Apollinare (RO), che ha visto la presenza di Lorenzo Andreotti de L’Informatore Agrario in veste di moderatore.
Come spiegato da Massimo Antonioli e Gian Paolo Negri, il progetto si sviluppa attraverso lo studio del clima, grazie a 15 capannine meteo dislocate in aziende agricole nelle provincie di Rovigo, Padova e Venezia; prove in campo per saggiare varietà, tecniche colturali e fitofarmaci; analisi post raccolta; formazione e informazione agli operatori interessati.
Nel mirino ci sono in particolare i Tricoteceni, tra cui DON, T2 e HT2, e lo Zearalenone.
Sono tutte micotossine immunodepressive per uomo e animali (in particolare i suini) con forti cali della produzione e gravi rischi per la salute; lo Zearalenone ha un effetto estrogeno simile, con calo della fertilità anche sugli esseri umani.
Naturalmente prevenire la formazione di micotossine significa saper contrastare la fusariosi, una patologia causata da varie specie del fungo Fusarium, che provoca danni alla spiga, oppure da Microdochium, responsabile del mal del piede, con perdite produttive che possono arrivare al 45% e indurre la formazione di varie micotossine nel prodotto stoccato, secondo quanto illustrato dal prof. Roberto Causin dell’Università di Padova.
I fattori limitanti sono la temperatura e soprattutto l’umidità, ma anche la ridotta taglia delle moderne cultivar di frumento aumenta le probabilità di infezione da parte dei conidi presenti nel terreno.
Occorre attuare un’attenta prevenzione, utilizzando seme sano e correttamente conciato (quindi preferibilmente seme certificato, ndr), dato che il seme può essere vettore del patogeno; prestare molta attenzione ai residui colturali di frumento, mais e anche soia.
E’ fondamentale attuare una terapia adatta ed efficace, scegliendo con cura i principi attivi ma anche una corretta valutazione del rischio e opportuni tempi di intervento.
Questi concetti sono stati sviluppati dal dott. Roberto Furlan di Veneto Agricoltura, nella presentazione dei principi di difesa integrata.
Rotazione colturale, scelta di varietà tolleranti, tecniche di coltivazione adeguate, per esempio riguardo data e densità di semina ma anche fertilizzazione e irrigazione equilibrate, pulitura delle macchine, fanno parte di una corretta prevenzione. Stranamente non c’è nessun cenno al seme.
Sono stati elaborati modelli previsionali per il calcolo del rischio e la decisione sulla difesa in base alla soglia di danno, allo scopo di trattare solo quando necessario. Riguardo la scelta dei fitofarmaci (sono allo studio anche prodotti biologici), è consigliato alternare i principi attivi per ottenere la massima efficacia.
Anche i droni possono essere utilizzati per monitorare le colture. Daniele Mion di UST Italia afferma che in un’ora è possibile controllare fino a 60 ettari.
Le prove in campo sono state illustrate dal prof. Andrea Saltarin ed Enrico Costa, mentre Dario Gasparin ha presentato l’applicazione dei modelli previsionali.
Il progetto avrà una durata di cinque anni.