Mentre in Europa i problemi alimentari sono legati al controllo delle calorie, alla scelta di alimenti “privi di” e alla ricerca di nuove materie prime (pasta di legumi, varietà più o meno antiche, ecc.), in molte parti del mondo la garanzia di accedere a cibo sano e sufficiente è un obiettivo ancora lontano e il problema primario è combattere la fame.
In verità nel 2018 qualche progresso è stato registrato, come riferisce il “Global Report on food crises”, redatto da FSIN-Food Security Information Network, un organismo sostenuto da organizzazioni come FAO, WPF (World Food Program) e IFPRI-International Food Policy Research Institute.
Secondo il rapporto, nel 2018 più di 113 milioni di persone in 53 paesi hanno avuto gravi problemi di denutrizione. Nel 2017 erano state 124 milioni in 51 paesi le persone nella stessa situazione, quindi c’è stato un progresso, anche se il problema resta completamente aperto e bisognoso di una soluzione o perlomeno di miglioramenti ben più significativi.
Le cause di questa grave situazione risiedono in diversi ambiti. La mancanza di cibo o il difficile approvvigionamento sono causati dai conflitti che interessano vari paesi, come Yemen, Siria, Afghanistan, Sudan; dall’altra sono i cambiamenti climatici e i disastri naturali ad essere chiamati in causa, come nel caso di “El Nino” che nel 2015-16 ha interessato America Latina, Africa orientale, Caraibi ed Estremo Oriente con alte temperature, siccità in alcune zone ed alluvioni in altre; non ultimi, i problemi politici ed economici, come sta accadendo in questi giorni in Venezuela.
La conseguenza di queste drammatiche situazioni è spesso il flusso di persone che cercano di migrare in altri paesi, ad esempio dalla Siria e da vari paesi africani verso l’Europa, o dal Venezuela verso i paesi confinanti.
Il rapporto conclude auspicando la fine dei conflitti in corso, l’aiuto alle donne, l’istruzione ai bambini, i miglioramenti infrastrutturali nelle aree rurali, come gli obiettivi intermedi da raggiungere per arrivare ad assicurare il diritto all’alimentazione a tutte le persone.
In questo scenario appare evidente come l’innovazione vegetale e le appropriate tecniche agronomiche possano giocare un ruolo fondamentale per vincere la grande sfida: assicurare entro il 2050 cibo sufficiente, sano e coltivato in modo sostenibile a 10 miliardi di individui.