Le cronache estive sono strettamente legate ad alcuni temi ricorrenti: uno di questi è purtroppo quello degli incendi, che si verificano con intensità sempre maggiore. Secondo dati attendibili, nel 2021 in Italia quasi 160.000 ettari sono stati devastati dalle fiamme, con un aumento del 150% rispetto all’anno precedente. All’estero non va meglio. Secondo EFFIS-European Forest Fire Information System, nei primi otto mesi del 2022 sono stati distrutti 660.000 ettari in vari Paesi sud europei. Negli USA, l’ultimo decennio ha registrato una media di oltre 60.000 incendi l’anno che hanno interessato 7,5 milioni di acri di terreno. Un disastro per l’ambiente, ma anche per molti residenti nelle zone interessate, che hanno dovuto abbandonare le loro case spesso danneggiate o distrutte dal fuoco. Un costo altissimo per le comunità, da ogni punto di vista. Le cause degli incendi vanno ricercate in varie direzioni. Possono essere originati da fatti naturali, come un fulmine, o da autocombustione. Nella maggior parte dei casi derivano da negligenza: il famigerato mozzicone di sigaretta, o la grigliata non spenta, o ancora attività agricole o industriali inopportune e mal gestite. Tutti comportamenti vietati dalla legge e facilmente evitabili. Poi c’è tutto il corollario degli interventi dolosi, con l’obiettivo di ampliare le aree agricole e non, di favorire il bracconaggio, di compiere vendette e intimidazioni di stampo malavitoso. Spesso la percezione comune porta a sovrastimare l’entità di questi atti volontari.
L’influenza del clima
Di certo l’intensità degli incendi è cresciuta negli ultimi anni, di pari passo con l’intensificarsi di condizioni meteo estreme. E’ quindi logico attribuire al clima un significativo concorso nello sviluppo di questi fenomeni. Di fatto nel 2022 le elevate temperature sin dal mese di maggio e la prolungata siccità primaverile-estiva, attenuatasi solo da fine agosto, hanno prodotto numeri record per gli incendi. Quindi gli scienziati hanno trovato riscontri evidenti per il circolo vizioso rappresentato da riscaldamento globale-temperature elevate e siccità-incendi. I cambiamenti climatici non sono strettamente una causa di incendio, ma certamente stanno portando ad una intensificazione e ad un incremento dei fenomeni, qualsiasi sia il motivo che li origina. Inoltre la distruzione della flora autoctona può causare l’insediamento di specie infestanti, con ulteriori danni nel tempo all’equilibrio biologico e della biodiversità.
Gli interventi di recupero
Ripristinare un’area danneggiata da un incendio è un’operazione piuttosto complessa, che richiede molteplici interventi nel corso di vari anni. Tutti hanno presente la riforestazione, ma servono interventi anche sulla flora erbacea. Infatti nel passato gli incendi naturali avvenivano con cadenze piuttosto lunghe, nell’arco di molti decenni, quindi le piante spontanee avevano il tempo di colonizzare nuovamente i terreni, grazie ai semi conservati nel terreno. Attualmente il ciclo di questi eventi si è molto accorciato e gli esiti sono più disastrosi, a causa delle condizioni estreme del clima. Un buon esempio può essere quello dell’americana NRCS-Natural Resources Conservation Service. Il lavoro di questa organizzazione consiste nel selezionare e mettere a disposizione molte delle specie erbacee selvatiche, che vengono utilizzate su suoli pubblici per la risemina dopo gli incendi. L’obiettivo è assicurare che quantità adeguate di sementi di piante spontanee siano disponibili. In questo contesto un aiuto decisivo può derivare dalla nuova tecnologia. Sempre negli USA sono stati predisposti droni adattati all’uso, in grado di spargere il seme in modo rapido e sicuro. Questi strumenti prima compiono un accurato rilievo del territorio colpito ed ottengono dettagliati modelli in 3D. Successivamente operano una semina tempestiva nel periodo più adatto, vale a dire l’autunno successivo all’incendio, aumentando le probabilità di successo dell’operazione.
12/09/2022
Franco Brazzabeni