L’export di prodotti agroalimentari è da sempre una voce fondamentale del bilancio italiano. Nei primi sei mesi del 2022 aveva toccato un valore di 34,5 miliardi di euro, in crescita del 18% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Secondo i dati recentemente trasmessi da Ismea, anche il 2023, pur con un aumento meno vivace dei due anni post Covid, può considerarsi un anno positivo. Il valore delle esportazioni ha superato i 64 miliardi di euro, un nuovo record, segnando un +5,7% rispetto al 2022. Oltre 55 miliardi derivano dall’industria alimentare e il resto dai prodotti agricoli tal quali.
La bilancia commerciale resta comunque in passivo di 889 milioni di euro. Tale cifra risulta migliorata rispetto al 2022, grazie ad un contenimento delle importazioni. Nel 2020 e 2021 il saldo era stato a nostro favore con cifre tra i 3 e i 4 miliardi di euro, poi il forte aumento dei prezzi mondiali delle materie prime importate ha cambiato lo scenario. Altro aspetto interessante: rispetto al decennio precedente, il valore delle esportazioni agroalimentari è stato sempre più elevato rispetto a quello di beni e servizi.
Cosa e dove
Il vino resta di gran lunga il prodotto più esportato, con quasi l’8% del valore totale. Tra gli articoli più venduti da notare l’ortofrutta fresca, la pasta e i prodotti da forno, i latticini e l’olio d’oliva. Per le importazioni risultano in crescita le carni e il frumento duro, quest’ultimo in forte aumento da Turchia (+812%) e Russia (+1004%, nonostante la guerra), oltre che dai soliti grandi fornitori come Canada e Kazakhstan. Ora si pensa ad un sistema di dazi che la UE potrebbe introdurre per limitare l’entrata dei cereali russi.
Germania, Francia e USA si confermano i principali mercati dei nostri prodotti agroalimentari, con oltre un terzo del giro d’affari totale e numeri tutti in aumento. Pasta, formaggi, vino e olio evo sono gli articoli più richiesti. Vi sono anche nuovi mercati in forte crescita, come la Polonia, la Romania e la Croazia, con incrementi a due cifre. Oltre alle note eccellenze della nostra produzione agricola, da notare come il caffè torrefatto rappresenti una delle voci più gettonate in questi Paesi. A proposito di formaggi, il 2023 ha confermato la crescita continua degli ultimi 30 anni. La mozzarella è la tipologia più richiesta, seguita da Parmigiano Reggiano e Grana Padano. Quest’ultimo, da solo, vale 3,7 miliardi di euro e le previsioni per il 2024 sono molto positive.
Sul fronte delle importazioni, Germania, Francia e Spagna sono sul podio, con percentuali di oltre il 10% del totale.
La situazione all’estero
Anche la UE sta registrando valori molto positivi nel commercio agroalimentare. Dopo gli ottimi risultati del 2022, lo scorso anno le esportazioni hanno toccato il record di 228 miliardi di euro, secondo i dati forniti dalla Commissione Europea. Il saldo è stato pari a oltre 70 miliardi, in crescita del 22%. Cereali e derivati, prodotti zootecnici e vino rappresentano insieme quasi il 30% del totale. L’export dei cereali, principalmente verso il nord Africa e la Cina, che nel 2023 era cresciuto del 10,6%, a gennaio di quest’anno è schizzato a +48%, grazie a prezzi più competitivi rispetto agli USA e a un raccolto deficitario in Marocco. Bene anche le vendite di semi oleosi e farine proteiche.
Non altrettanto si può dire dell’economia agricola USA. Negli ultimi 5 anni, tre volte il bilancio è stato negativo e gli economisti manifestano pessimismo nel breve termine. Tra i motivi, le incertezze dei mercati internazionali, i tassi di interesse elevati, il cambio dollaro/euro e la concorrenza esercitata da Russia e Sud America. La prima ha immesso quantità record di cereali sul mercato, mentre il Brasile ha aumentato l’offerta di mais e le previsioni dei nuovi raccolti sono positive. Un nodo strategico è rappresentato dalla Cina, che sta attraversando una fase di flessione economica e nello stesso tempo cerca di ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti, diversificando i fornitori. Non ultimo, i consumatori americani stanno manifestando un crescente gradimento per prodotti esteri, come ortofrutta, alcolici e derivati dei cereali, la cui importazione grava sul deficit commerciale. Ancora una volta “consumer is king”.
27/04/2024
Franco Brazzabeni