Biostimolanti e sementi: ne sentiremo parlare, e molto, nel prossimo futuro. Già oggi i biostimolanti sono sempre più frequentemente nominati sulle riviste tecniche, nei convegni e nella comunicazione prodotta da varie ditte del settore.
I biostimolanti sono prodotti naturali che contengono sostanze e/o microrganismi in grado di favorire la crescita e lo sviluppo delle piante, durante l’intero ciclo produttivo. Possono essere a base di alghe, acidi umici e fulvici, funghi, batteri, idrolizzati proteici ed essere utilizzati su pressoché tutte le piante coltivate. Sempre più ricercatori e tecnici sono convinti che i biostimolanti rappresentino la terza colonna per raggiungere un’effettiva sostenibilità delle produzioni agricole. Per mantenere e anzi aumentare il potenziale produttivo delle coltivazioni, pur in presenza dei cambiamenti climatici e tenendo conto delle limitazioni all’uso di fitofarmaci e fertilizzanti di sintesi, previste dal Green Deal europeo, vi sono grandi aspettative verso le TEA e l’Agricoltura 4.0. Per le prime, sta cominciando una nuova fase dopo l’approvazione, da parte del Governo italiano, del DL Siccità che consente la sperimentazione in campo del genome editing. La strada sembra finalmente tracciata, ma ci vorranno anni per vedere i primi risultati. Sull’altro versante, le tecnologie 4.0 procedono lentamente: vi sono già numerosi strumenti a disposizione dei produttori, ma i costi elevati e l’insufficiente preparazione di base hanno finora fortemente ritardato la loro diffusione. Sembra quindi meritevole di grande attenzione l’apporto che la microbiologia può fornire già da oggi, sia all’agricoltura biologica che a quella tradizionale e integrata.
Biostimolanti, lo stato dell’arte
L’azione positiva dei biostimolanti a favore delle piante coltivate si articola in cinque direzioni: resistenza agli stress, sviluppo vegetale, efficienza nell’uso dei nutrienti, quantità e qualità delle produzioni. I risultati sono ormai ampiamente dimostrati e fuori discussione. Aspetto non secondario, si è verificato che l’applicazione di biostimolanti su alcune colture orticole ha ridotto l’emissione di CO2 tra il 10 e il 20%. Il mercato è stabilmente in crescita, con incrementi annui intorno al 10% e un fatturato di 3,5 miliardi di euro a livello globale. Resta da valutare appieno il ritorno economico. Di fatto, oggi i biostimolanti sono utilizzati principalmente sulle specie ortofrutticole, in grado di offrire un più elevato reddito ai produttori. Comunque da analisi recentemente effettuate risulta che ogni euro speso in biostimolanti permette un guadagno di 2,78. Il limite, se così vogliamo chiamarlo, dei biostimolanti è il loro breve periodo di efficienza sulle piante; pertanto devono essere applicati sulle foglie o nel suolo più volte nel corso della stagione (da tre a nove, a seconda della specie e dell’ambiente), a partire dallo stadio di piante già formate. Serve un ulteriore salto di qualità, che potrebbe essere rappresentato dall’applicazione dei biostimolanti direttamente sul seme.
Biostimolanti e sementi, la nuova frontiera
Si sta lavorando sul trattamento con biostimolanti direttamente sul seme. Questa soluzione, se ne verrà confermata la piena funzionalità, potrebbe costituire un progresso decisivo nell’uso di questi prodotti. Prima di tutto, la distribuzione di biostimolanti sulle sementi potrebbe garantire una maggiore efficacia, grazie alla loro presenza già dalle primissime fasi della crescita. Potrebbe altresì permettere una più lunga durata del loro effetto, limitando il numero degli ulteriori trattamenti negli stadi successivi. Se ciò si rivelasse vero, la distribuzione di biostimolanti direttamente sulle sementi porterebbe a due importanti risultati: migliori risultati e allo stesso tempo minori costi. La ricerca e la sperimentazione in corso dovranno fornire le risposte e confermare le speranze. Già oggi sappiamo che i biostimolanti applicati sulle sementi determinano un miglioramento della germinabilità, anche in situazioni difficili, un significativo effetto starter, l’aumentata vigoria delle piantine e delle prestazioni post-trapianto, una migliore produzione. Tutto questo è possibile in un contesto di agricoltura integrata, con le opportune fertilizzazioni e tecniche di applicazione.
26/06/2023
Franco Brazzabeni