BIOLOGICO, IL PROGRESSO FA PAURA?

Viene definito un settore florido e in crescita, sia per quanto riguarda la superficie coltivata, che per la sua presenza nel carrello della spesa. E’ il mercato del biologico, i cui numeri sono piuttosto espliciti. Negli ultimi 10 anni gli ettari coltivati sono aumentati del 79% e oggi rappresentano quasi il 16% della SAU nazionale. L’intero comparto genera un fatturato superiore a 3,5 miliardi di euro e rappresenta il 4% della spesa alimentare degli italiani. Nei supermercati, durante il lockdown, gli acquisti di prodotti bio sono aumentati del 11%. Uova, confetture, prodotti da forno, ma anche olio evo, farine e ortofrutta sono in cima alla classifica delle preferenze dei consumatori. Anche il futuro sembra quanto mai promettente: uno degli obiettivi della strategia Farm to Fork è il raggiungimento del 25% della superficie agricola europea coltivata in biologico entro il 2030 (al momento è pari a 8%). In merito a questo punto si sono mosse da più parti critiche, legate soprattutto al calo di produzione (previsto intorno al 15%) che comporta questo tipo di agricoltura a basso uso di mezzi tecnici. Vi sono poi perplessità legate alla nuova legge in materia e all’atteggiamento del mondo biologico verso la ricerca e le nuove tecniche genetiche.

Tracciabilità a rischio

La legge 23/2022, recante ‘Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico’, è entrata recentemente in vigore dopo decenni di discussioni. Comprensibile la soddisfazione degli addetti ai lavori. Ora il Ministero delle Politiche agricole deve adottare il ‘Piano nazionale delle sementi biologiche’. In effetti, proprio gli articoli che riguardano le sementi sembrano essere un punto debole della nuova legge. Di fatto, l’articolo 18 non prevede, per il materiale eterogeneo, nè registrazione, nè requisiti sementieri, con autocertificazione del richiedente a garantire la veridicità dei dati. Per il materiale non eterogeneo lo stesso articolo invita a preferire il prodotto aziendale. Potrebbe essere la premessa a un autogol: infatti un recente rapporto Nomisma rileva che il 47% dei consumatori sceglie il bio perché offre maggiori garanzie in termini sia di sicurezza che di qualità. Da ciò appare evidente che il biologico, per garantire i suoi valori, dovrebbe valorizzare la tracciabilità dei prodotti, che non può non partire dall’uso di seme certificato. In tempi di tecnologia blockchain sembra pertanto quantomeno inopportuno un sistema basato sull’auto referenzialità e sulla deregolamentazione.

E la ricerca?

Molti Paesi si stanno muovendo in direzione delle Tecniche di Evoluzione Assistita. Dopo gli USA, Brasile, Argentina e Australia, anche il Regno Unito e l’India hanno promulgato leggi favorevoli all’uso del genome editing. In Europa la Corte di Giustizia ha dichiarato che serve una nuova normativa per regolamentare le TEA, di fatto radicalmente differenti rispetto agli OGM. In Italia si sta discutendo una proposta di legge tesa a consentire la ricerca in campo aperto sugli organismi prodotti con tecniche di genome editing, per fini sperimentali e scientifici. Secondo il presidente della commissione Agricoltura Filippo Gallinella, primo firmatario della proposta di legge, l’Italia potrebbe diventare un “paese leader sulle TEA”. Un bel passo avanti, ma non per tutti. Le associazioni ambientaliste si sono dichiarate contrarie, così come FederBio. Eppure il settore biologico potrebbe trarre molti vantaggi dalle nuove tecniche, con ampia accessibilità e costi e tempistiche relativamente limitati: per esempio varietà resistenti a diversi patogeni o tolleranti gli stress ambientali, il che per un tipo di agricoltura a basso uso di chimica potrebbe rappresentare un importante miglioramento quantitativo e qualitativo delle produzioni e quindi dei redditi degli agricoltori biologici, oggi dipendenti in gran parte dai contributi pubblici.

E’ auspicabile che per affrontare in modo vincente le sfide attuali e future l’agricoltura biologica si apra all’innovazione e ad una gestione trasparente e moderna del processo produttivo, rifuggendo tentazioni conservatrici e immobiliste.

11/04/2022

Franco Brazzabeni