AI MINIMI LA FIDUCIA DEGLI AGRICOLTORI

In questo periodo di forti turbative nel mercato agricolo si parla molto di prezzi, di approvvigionamenti, di previsioni, ma qual è lo stato d’animo degli agricoltori, di coloro cioè che hanno la responsabilità e i rischi delle produzioni? Ce lo dice un’indagine che l’ISMEA-Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare svolge periodicamente. L’indice del “clima di fiducia” degli imprenditori è costruito in conformità alle linee guida dell’UE e alle indicazioni di OECD e EC. E’ un’indagine trimestrale, svolta su un campione rappresentativo di aziende agricole, per capire le dinamiche recenti del mercato e le attese degli operatori. Dalle tante cifre raccolte viene estratta l’opinione di questi imprenditori sul contesto economico in cui operano, un dato molto importante per conoscere più a fondo la categoria, le sue attese, i suoi problemi. Gli agricoltori sono il primo anello di ogni catena produttiva, che, per funzionare efficientemente, deve condividere problemi e soluzioni.

Troppe incognite, cala la fiducia

Secondo la più recente indagine ISMEA, svolta su un campione di 795 aziende nazionali, nei primi tre mesi del 2022 il livello di fiducia degli agricoltori è calato di 18 punti rispetto al trimestre precedente. E’ un dato al di sotto dei valori registrati nel 2020, cioè all’inizio del periodo Covid-19, in controtendenza rispetto al recupero progressivo del 2021 e sostanzialmente ai minimi degli ultimi anni. In particolare è il settore zootecnico a manifestare una  negatività, mentre dal punto di vista territoriale le sensazioni più pessimistiche vengono dal nord-ovest. Altri settori, come la vitivinicoltura e le produzioni arboree in genere comunicano segnali migliori rispetto ai seminativi. Circa il 60% degli intervistati del comparto zootecnico ritiene che l’andamento corrente degli affari della propria azienda sia da molto negativo a negativo, contro il 48% del settore delle coltivazioni erbacee e il 35% dei viticoltori. Riguardo le previsioni a breve/medio termine, una visione positiva è limitata al 30% circa degli zootecnici e dei viticoltori e al 24% dei coltivatori. In effetti, se da un lato oltre il 60% dichiara che il fatturato aziendale è rimasto stabile o addirittura è cresciuto, grazie soprattutto all’aumento dei prezzi delle commodities, dall’altro il 30% lo ha visto diminuire, soprattutto nel settore della zootecnia da carne.

Preoccupano i costi, ma non solo

La maggior parte degli intervistati indica la crescita dei costi di produzione come elemento di forte difficoltà gestionale. L’attenzione è concentrata sui prezzi dell’energia, ma anche su quelli dei mezzi tecnici, fertilizzanti su tutti, e delle materie prime. Riguardo il settore energetico, mentre nel 2020 i costi relativi erano perlopiù il 5-10% del totale, nel 2021 sono pressoché raddoppiati e nel primo trimestre di quest’anno rappresentano oltre un quarto dei costi correnti aziendali, soprattutto per il settore zootecnico. L’efficientamento energetico sembrerebbe la soluzione migliore, ma quasi la metà sostiene di non avere le risorse per questo tipo di investimento. Le spese di acquisto di gasolio, fertilizzanti, mangimi e fitofarmaci, sensibilmente aumentate, hanno indotto gli agricoltori a fare delle scelte. Se la metà non ha modificato la gestione aziendale, oltre un terzo ha invece deciso di ridurre gli investimenti, come i concimi, oppure di cambiare il piano colturale (ad esempio da mais a soia) per contenere i costi. Solo in piccola parte gli imprenditori sono riusciti a conservare il proprio reddito, trasferendo le maggiori spese sui prezzi di vendita dei prodotti. Quasi la metà ha mantenuto i prezzi stabili, anche a causa dei contratti di fornitura in essere, il 26% è riuscito ad effettuare un recupero parziale. Non solo gli aspetti economici e la guerra agitano gli agricoltori. Chi opera nell’ortofrutta lamenta la difficoltà di reperire personale; infine, pur se abituati da sempre ad operare “sotto il cielo”, molti sono preoccupati dalle variazioni meteorologiche in atto.

L’auspicio è che chi di dovere prenda atto della situazione e operi degli interventi per risollevare il settore agricolo, come si è già fatto per altre categorie, dagli esercenti ai commercianti. Attenzione: fonti autorevoli ritengono che la nuova PAC, in vigore dal prossimo anno, potrà ridurre le produzioni e di conseguenza i redditi agricoli. Vogliamo (ri)pensarci?

09/07/2022

Franco Brazzabeni