Se nel futuro si produrranno alimenti su Marte, lo si farà grazie all’agricoltura verticale.
In attesa di arrivare sul pianeta rosso, già oggi è possibile utilizzare queste tecniche, che consistono in colture protette, allevate su un substrato aeroponico.
Quest’ultimo al posto del suolo prevede un aerosol arricchito di sostanze nutritive, più acqua e luce opportunamente dosate con alta precisione, nel rispetto dei ritmi circadiani e della fisiologia delle piante coltivate.
Siamo di fronte ad un’evoluzione, evidentemente estremizzata, dell’agricoltura di precisione, frutto di studi interdisciplinari tra agronomia, biologia ed ingegneria (compreso l’uso di intelligenza artificiale), nata con lo scopo di produrre alimenti in qualsiasi condizione ambientale.
In effetti, secondo il John Innes Centre, che con la University of Bristol e LettUs Grow Centre ha compiuto un approfondito studio sulle potenzialità dell’agricoltura verticale, questa tecnologia può produrre cibo sano in modo sostenibile e resiliente.
Di fatto non è difficile immaginare coltivazioni in atmosfera controllata, dove i cambiamenti climatici e la disponibilità di acqua non rappresentano più un fattore limitante.
Quindi produzioni assicurate e al tempo stesso rifornimento sicuro per la distribuzione alimentare a prezzi stabili.
Le previsioni di crescita per il settore sono del 21% nei prossimi 5 anni.
Anche in Italia si sta lavorando su questa materia: ad esempio, vi sono progetti presentati da ENEA e Università di Padova che sono focalizzati sugli aspetti tecnici e sulla realizzabilità economica. Proprio questo è il punto debole: oggi produrre nelle serre verticali costa circa il triplo rispetto alle coltivazioni tradizionali, nonostante il significativo risparmio di acqua e mezzi tecnici. Il problema è il costo dell’energia per alimentare i led che rimpiazzano la luce solare.
Al momento le coltivazioni possibili riguardano alcune specie orticole, come lattughe, cavolo cinese, erbe aromatiche, germogli. Sono allo studio miscele aeroponiche per allevare nel futuro prossimo anche carote, fragole e piantine di specie arboree. Da notare che queste colture possono essere teoricamente realizzate ovunque, dall’equatore ai poli, indipendentemente dal clima esterno.
Anche la sostenibilità (un concetto ormai assunto come vera e propria “parola d’ordine” nell’agricoltura attuale) è pienamente soddisfatta. Infatti, l’uso della chimica, intesa come fertilizzanti e fitofarmaci, sembra ridotto a minimi dosaggi. Inoltre lo sfruttamento del suolo è molto limitato, non serve disboscare e non c’è rischio di erosione, anzi si possono recuperare edifici e capannoni dismessi. Infine, si può legittimamente pensare a produzioni a km. zero, con risparmio economico e ambientale per il trasporto.
Qualche dubbio può legittimamente sorgere riguardo il valore organolettico di questi ortaggi, ma il giudizio è lasciato ai consumatori. Sembra comunque evidente che le tante produzioni DOP del nostro paese continueranno a richiedere terreno-sole-acqua e territorio.