Agricoltura rigenerativa, conservativa e sostenibile: che differenza c’è? Quasi nessuna. I primi due termini sono praticamente sinonimi: rigenerativa deriva dall’inglese regenerative agriculture, conservativa è l’accezione italiana di un insieme di tecniche volte alla protezione del suolo agrario e alla ricostituzione della sua fertilità. L’una e l’altra rientrano a pieno titolo nel concetto di sostenibilità, bandiera del Green Deal europeo e molto popolare anche presso i consumatori.
Si parte dalla constatazione che i terreni coltivati hanno perso negli anni molte delle loro positive caratteristiche, dal contenuto di sostanza organica alla struttura, alla carica microbiologica. E’ la conseguenza di decenni di agricoltura intensiva, a volte portata all’eccesso, anche se non bisogna dimenticare che è grazie a questa che la produzione alimentare ha avuto un forte incremento dagli anni ’60 ad oggi, con benefici per tutta la popolazione europea e non solo. Un rallentamento e, secondo alcuni, anche una marcia indietro delle tecniche produttive sono auspicabili. Tutto questo si traduce in lavorazioni minime o assenti, rotazioni ampie, uso di specie da copertura, spargimento di digestati, con l’obiettivo di recuperare, almeno in parte, la fertilità del terreno. A questo punto sorge un’altra domanda: agricoltura rigenerativa fa rima con produzione? E’ lecito chiederselo, visto che OCSE-FAO stima che le produzioni agricole dovrebbero aumentare del 15% entro il 2028, per soddisfare una popolazione globale in aumento. Non dimentichiamo mai che tra i grandi obiettivi per lo sviluppo sostenibile, definiti e sostenuti dall’ONU, sono presenti Fame Zero+Sicurezza Alimentare e Consumo e Produzione Responsabili, sullo stesso piano di importanza!
Un equilibrio difficile
Sostenibilità e produttività devono coesistere in modo equilibrato. Non possiamo ulteriormente danneggiare l’ambiente, ma non dobbiamo nemmeno mettere a rischio la sicurezza alimentare. Comunque il concetto di agricoltura rigenerativa si sta facendo strada. Innanzitutto presso i consumatori, che sempre più apprezzano il cibo prodotto in modo etico e sostenibile. Di conseguenza diversi grandi gruppi alimentari stanno promuovendo strategie di filiera basate sulle tecniche conservative, sia per ridurre le emissioni di gas serra che per presentarsi sul mercato con un’immagine virtuosa e gradita ai cittadini (il cosiddetto greenwashing). Ad esempio Nestlé sta investendo oltre un miliardo di dollari per convertire le sue filiere. A questo punto è inevitabile fare i conti con l’aspetto della produzione. In Nord America si è verificato che nella fase iniziale i terreni presentano un deficit produttivo e solo dopo cinque o sei annate si assiste a un’inversione di tendenza e addirittura a un ipotetico incremento della resa di materia prima per unità di superficie. Nel frattempo però bisogna fornire agli agricoltori assistenza tecnica e finanziaria, un impegno gravoso nel medio-lungo termine. Venendo alla realtà italiana, le tecniche di agricoltura rigenerativa andrebbero applicate in modo personalizzato, a seconda del tipo di terreno e della situazione ambientale. Il supporto dell’Agricoltura 4.0 e delle TEA potrebbe risultare molto importante in questo contesto.
L’esperienza africana
Alcuni imprenditori italiani, tra cui Andrea Illy, hanno fondato nel 2020 Regenerative Society Foundation, un’organizzazione che intende promuovere un nuovo modello socio-economico rigenerativo. L’obiettivo è migliorare la qualità della vita di popolazioni rurali in Kenya, utilizzando nuovi modelli di filiera. L’agricoltura rigenerativa fa parte del progetto, con una speciale attenzione a bilancio del carbonio e biodiversità. L’idea è sostituire l’attuale sistema di sfruttamento del continente africano con un innovativo modello socio-economico, rigenerativo e circolare. L’aspirazione è produrre valore economico con iniziative di recupero di ecosistemi e vantaggi sia ambientali che sociali. Una visione tanto affascinante e virtuosa, quanto di difficile realizzazione. Oltre a questo, Regenerative Society Foundation affianca le aziende che hanno deciso di adottare la sostenibilità, supportandole nella definizione delle strategie più opportune, affinché non ci si limiti a mere operazioni di facciata.
16/06/2023
Franco Brazzabeni