Produrre di più con meno mezzi. Gli agricoltori e gli agronomi lo hanno capito: il Green Deal e le strategie ad esso collegate, Farm to Fork e Biodiversity, chiedono uno sforzo epocale al settore primario europeo. L’asticella si alzerà di molto di qui al 2030 e dopo, visto che aumentare la produzione in tempi di cambiamenti climatici, utilizzando tecniche sostenibili, implicherà un calo significativo dell’uso della chimica in agricoltura. Il fatto che i numeri previsti siano molto probabilmente irraggiungibili, sia per quanto riguarda la riduzione di fitofarmaci e fertilizzanti che per l’incremento delle coltivazioni in biologico, non cambia la sostanza. La tendenza è segnata e l’agricoltura dovrà adeguarsi e trovare in tempi brevi nuovi mezzi e tecnologie per svolgere il proprio fondamentale compito: nutrire il pianeta. Tra i possibili strumenti, uno sembra davvero irrinunciabile: il miglioramento genetico.
Un fattore chiave per la nostra società
La ricerca in campo sementiero non è solo scienza, ma è anche un elemento che ha fortemente influenzato la sostenibilità socio-economica e ambientale in Europa (e in molte parti del mondo) nell’ultimo ventennio e potrà giocare un ruolo chiave nel futuro prossimo.
Lo dice uno studio commissionato da Euroseeds e compiuto da HFFA Research Gmbh. Secondo quanto riportato, dal 2000 ad oggi il miglioramento genetico ha contribuito in modo importante all’aumento delle produzioni agricole (+1% annuo in media), alla crescita dei mercati e del commercio, all’incremento della disponibilità di cibo, al miglioramento delle condizioni economiche e del benessere sociale, grazie alla crescita dei redditi agricoli e dei posti di lavoro, alla riduzione delle emissioni di CO2, alla conservazione della biodiversità, a un migliore utilizzo delle risorse idriche e dei terreni coltivabili.
Lo studio fornisce anche una valutazione sui possibili effetti futuri delle strategie EU. E’ stato stimato, anche da altre fonti, che l’implementazione di Farm to Fork potrà avere come conseguenza un calo del 20% delle produzioni agricole, con tutte le conseguenze economiche del caso: aumento dell’importazione di alimenti e del loro costo, riduzione dei redditi agricoli, spostamento dell’impatto ambientale in altre aree. Anche in questa preoccupante prospettiva l’innovazione genetica potrà fornire una risposta importante, compensando almeno parzialmente tali effetti negativi. Per fare ciò, è chiaro che i metodi tradizionali della ricerca vegetale non appaiono più adeguati alle nuove sfide.
Apertura verso le nuove tecniche
Lo studio di HFFA dimostra in modo evidente, sulla base di dati oggettivi, che il miglioramento genetico può giocare un ruolo strategico e insostituibile per incrementare la sostenibilità del sistema alimentare europeo e la preservazione della biodiversità. Perché ciò avvenga è però necessario che le nuove tecniche di miglioramento genetico abbiano la possibilità di essere utilizzate. Il mondo politico, a livello europeo e nazionale, sta finalmente cominciando a considerare le NBTs o TEA con obiettività scientifica. Lo dimostra la pubblicazione di Study on Novel Genetic Techniques , pubblicato a cura della Commissione Europea lo scorso aprile. Tale documento dichiara che le nuove tecniche genetiche hanno il potenziale per contribuire alla realizzazione di un sistema alimentare più sostenibile. Inoltre riconosce che l’attuale legislazione sugli OGM risulta inadeguata a queste tecnologie innovative. Pertanto la Commissione ha aperto un’ampia consultazione allo scopo di stabilire nuove regole.
Anche in Italia il mondo politico sembra orientarsi in questa direzione. Lo scorso 15 dicembre nel corso di una conferenza stampa l’onorevole Filippo Gallinella, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera, ha presentato una proposta di legge per consentire la ricerca in campo aperto sugli organismi prodotti con tecniche di genome editing.
Nel frattempo il mondo va avanti. In Israele un ricercatore della Hebrew University, grazie al gene editing, ha ottenuto un tipo di lattuga arricchito di vitamina C, vitamina B e beta-carotene. Solo un esempio delle grandi potenzialità delle nuove biotecnologie.
09/01/2022
Franco Brazzabeni